Abstract
La Professoressa Cristina Cattaneo, Ordinario dell’Università di Milano e Direttrice del LABANOF, membro del Consiglio Direttivo SIMLA, è intervenuta il 16 Marzo 2022 alla riunione della Sottocommissione europea per i Diritti dell’Uomo. Alla presenza del Presidente della Sottocommissione, la deputata belga Maria Arena, il tema dei diritti dei migranti è stato introdotto da Michael O’Flaherty, direttore dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali.
La Professoressa Cattaneo ha parlato di Cadaveri senza Nome. In particolare l’intervento è vertito sull’importanza dell’identificazione certa e del rilascio di certificazioni di decesso per i migranti. Successivamente è stata illustrata l’analisi di fattibilità tecnica e di efficacia di un progetto di collaborazione europea attraverso un case model italiano. Sulla base del modello esposto, è stato proposto un protocollo operativo da adottare a livello europeo per rispondere a esigenze umanitarie non più procrastinabili.
Vi proponiamo di seguito il video integrale dell’intervento con l’introduzione da parte della Presidente M. Arena e la trascrizione dei passaggi salienti.
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Per attivare i sottotitoli e la traduzione simultanea, utilizzare le funzioni presenti nella barra inferiore del video.
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La Presidentessa Arena, nell’introdurre l’intervento della Professoressa Cattaneo, ha richiamato la situazione europea attuale, caratterizzata dal mancato rispetto dei diritti dei migranti. Tale diniego coinvolge sia i migranti in vita che quelli deceduti durante la migrazione, i “Cadaveri senza Nome”.
I riflessi di tale inerzia impattano inoltre i familiari di quest’ultimi, siano essi nei paesi di origine o residenti in Europa. La mancata identificazione ha effetti di portata enorme non solo sul benessere psicologico dei familiari, ma anche ineludibili ripercussioni dal punto di vista burocratico.
In ragione di tanto, la deputata Arena ritiene importante l’intervento della Professoressa Cattaneo, al fine di diffondere i risultati del lavoro svolto dalla sua equipe, raccoglierne la testimonianza e ascoltare le possibili soluzioni esperibili a livello europeo per mettere fine a questa discriminazione.
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Il Diritto all’Identificazione dei Cadaveri senza Nome
Nell’introduzione la Professoressa Cattaneo ha definito il suo intervento “un appello per il diritto all’identità delle migliaia di cadaveri tumulati senza nome nei cimiteri europei”.
Perché è così importante compiere ogni sforzo possibile per identificare questi cadaveri?
In primis, in ossequio alla dignità dei defunti e delle loro famiglie. Un diritto sancito e tutelato da plurimi contesti normativi. Inoltre, in assenza di identificazione certa non può essere prodotto il certificato di morte, un documento fondamentale per aspetti civilistici ed amministrativi. Tra questi, l’impossibilità per un orfano di fruire della possibilità di essere ricongiunto con i familiari ancora in vita.
Il terzo aspetto riguarda il Diritto alla Salute, ed in particolare la salute mentale dei familiari in vita. Come ormai ben noto a livello scientifico, l’impossibilità di avere la certezza che il prossimo congiunto sia effettivamente deceduto espone ad una condizione di limbo, definita “Ambigous Loss” (Perdita Ambigua). Questa condizione può essere prodromica allo sviluppo di quadri psicopatologici conclamati, tra i quali Sindromi Depressive. In ultimo, in assenza di identificazione è preclusa ogni possibilità di ottenere giustizia per eventuali reati commessi ai danni del migrante, così come gli eventuali ristori economici di natura risarcitoria o indennitaria.
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Lo Stato dell’Arte
La Professoressa Cattaneo ha quindi illustrato la comune prassi operativa medico legale per l’identificazione cadaverica. In particolare ha rimarcato l’importanza dell’intervista ai familiari dei dispersi per raccogliere dati antemortem indispensabili per il confronto con i dati cadaverici acquisiti. Ne consegue il ruolo cruciale assunto dalla istituzione e pubblicizzazione di centri ad hoc deputati alla raccolta di queste informazioni.
E’ stata quindi sottolineata la portata enorme del dramma cui stiamo assistendo in questo periodo storico. “Dal 2014 ad oggi, oltre 40000 migranti sono deceduti nel tentativo di raggiungere l’Europa. La gran parte di questi cadaveri, ad oggi, non ha un nome.”
L’identificazione di questi cadaveri è una responsabilità che grava sull’Europa. Ma ad oggi nessun sistema europeo di identificazione è mai stato attivato. Fanno eccezione tentativi sporadici da parte di NGO (Organizzazioni non Governative), sforzi isolati da parte di equipe universitarie, piccoli stanziamenti da parte dei singoli Governi.
“Quando nel 2013 una famiglia eritrea ha provato a rintracciare ufficialmente il cadavere del proprio congiunto, le Autorità hanno risposto che si trattava di una missione impossibile“. In effetti, ogni giorno sulle coste europee affiorano nuovi cadaveri, ma non sempre sono eseguiti accertamenti autoptici e non esiste un database comune di raccolta dei dati postmortem. A tanto si aggiunge la difficoltà di mettersi in contatto con le famiglie per acquisire i dati antemortem.
Il Case Model Italiano
Dalla collaborazione tra l’Università di Milano e l’Ufficio del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse (C.S.P.S.) del Ministero dell’Interno è nato uno studio pilota volto alla individuazione di un modus operandi efficace ed efficiente per l’identificazione dei migranti deceduti.
Lo studio pilota Lampedusa
Nel corso di oltre 6 anni di collaborazione, l’analisi delle relazioni disposte dai vari Pubblici Ministeri ha consentito di raccogliere i dati relativi ad oltre 2000 cadaveri derivanti da 68 naufragi nel Mediterraneo. Tra questi, sono state selezionate per lo studio pilota denominato “Lampedusa“ le 400 vittime dei naufragi del 3 e 10 ottobre 2013, in ragione della buona qualità dei dati postmortem raccolti. Nella fase successiva, è stato lanciato un appello a livello europeo attraverso le ambasciate e le NGO al fine di pubblicizzare degli appuntamenti per la raccolta spontanea dei dati antemortem dai familiari delle vittime. Relativamente a questi due naufragi, ben 100 famiglie provenienti dall’Europa settentrionale e centrale si sono presentate a Roma e a Milano, presso le sedi previste per le interviste. In 50 casi, le famiglie hanno ottenuto un certificato di morte.
Lo studio pilota Catania-Melilli
Il secondo studio pilota, denominato “Catania-Melilli“, ha riguardato 528 cadaveri decomposti e oltre 30000 resti scheletrici comminuti relativi al naufragio del 18 Aprile 2015. La raccolta dei dati postmortem ha coinvolto una equipe multidisciplinare composta da patologi forensi, antropologi e odontoiatri forensi volontari afferenti a 13 sedi Universitarie italiane. L’attività identificativa è tutt’ora in corso, ma la richiesta di colloqui per la comunicazione di dati antemortem da parte di oltre 400 famiglie testimonia la forte esigenza connessa al diritto all’identità per questi cadaveri.
Per approfondire lo studio pilota citato, la redazione invita alla lettura dell’articolo pubblicato dalla Professoressa Cattaneo e collaboratori sull’International Journal of Legal Medicine: C. Cattaneo et al: “The rights of migrants to the identification of their dead: an attempt at an identification strategy from Italy”, Int J Legal Med. 2022 Mar 12.
Cadaveri senza Nome: Take Home Messages
“Ci sono famiglie che sono alla ricerca dei cadaveri dei propri cari e che hanno bisogno di un certificato di morte. L’identificazione di questi cadaveri è possibile, e come tale è per noi imperativa. Abbiamo analizzato le falle nell’attuale sistema e individuato le possibili soluzioni al problema. Si tratta di soluzioni che impiegano risorse governative già esistenti. E’ necessario enfatizzare che questo tipo di attività debba svolgersi sotto l’egida dei governi, poiché prevede lo scambio di informazioni tra Ministeri europei ed il rilascio di documenti amministrativi. Il ruolo delle NGO potrà invece essere quello di assistere le famiglie e facilitarne i contatti con le agenzie governative europee”.
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Il protocollo operativo
Questi gli step da attuare a livello europeo per una soluzione al problema dei Cadaveri senza Nome:
- Istituire o, per le nazioni ove già esiste, implementare un database in ogni Stato europeo dove raccogliere tutte le informazioni su cadaveri senza nome e migranti scomparsi;
- Istituire in ogni nazione almeno un hub dove le famiglie dei migranti scomparsi possano essere intervistate e i dati antemortem possano essere catalogati;
- Incaricare un Manager europeo per le persone scomparse di incrociare i dati sui migranti scomparsi e quelli dei Cadaveri senza Nome raccolti dalle diverse agenzie nazionali;
- Rendere obbligatorie la raccolta e condivisione dei dati antemortem e postmortem tra gli stati EU.
Solo attuando questi step potremmo dire di aver implementato le procedure necessarie per ottimizzare le probabilità di identificare i cadaveri e, quindi, di tutelare i diritti delle vittime e delle loro famiglie. Ad oggi nessuno si sta occupando di farlo.
Questi corpi sono un onere la cui responsabilità è assolutamente nostra.
Oggi sappiamo che possiamo ambire ad una soluzione ad ampio respiro utilizzando risorse governative già esistenti. Basta metterle efficacemente in pratica e creare specifici regolamenti e procedure.
In ragione di tanto, noi chiediamo che l’Unione Europea riconosca e tuteli il diritto all’identificazione di tutti, compresi coloro i quali sono deceduti nel corso di una migrazione.
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Il tema dell’identificazione e dei “Cadaveri senza Nome” sarà tra i main topics del Congresso Nazionale Simla 2022 (LINK). Vi aspettiamo a Bari dal 26 al 28 maggio 2022 per discuterne insieme!
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