Abstract
Durante il recente congresso SIMLA tenutosi a Bari il Prof. Biagio Solarino, Associato della Sezione di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Bari, ha condotto – insieme alla Dott.ssa Simona Filoni, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce – un workshop dal titolo “Child abuse: dal pronto soccorso alle aule di giustizia”.
Gli interventi si sono distinti per la loro impronta pratica, lontana dal solito nozionismo accademico, raggiungendo lo scopo di fornire strumenti pratici ai numerosi partecipanti.
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Parole d’ordine: multidisciplinarietà, con il coinvolgimento dei vari professionisti delle branche specialistiche più idonei caso per caso, e collaborazione con l’Autorità Giudiziaria.
Durante il workshop è stato in primo luogo evidenziato come sia complesso anche solo stimare correttamente l’entità del fenomeno: gli unici numeri “ufficiali” riguardano le condanne emesse dai Tribunali, mentre è noto che questa è solo la punta dell’iceberg, poiché una larga parte dei casi non sono neppure denunciati o non vi sono abbastanza elementi per arrivare ad una condanna.
“Una delle finalità di questo workshop è di fornire ai medici legali le conoscenze necessarie per porre una corretta diagnosi nonché una metodologia di indagine, in collaborazione con colleghi e Polizia Giudiziaria, per gestire – in ossequio alla normativa ed alle migliori evidenze scientifiche – tali ‘presunti’ casi di violenza su un minore”, spiega il prof. Solarino.
Comprendere i reciproci meccanismi di funzionamento tra mondo medico e giudiziario è quindi il primo passo verso una fattiva sinergia, con l’obiettivo di una gestione quanto più efficace e meno traumatizzante possibile per le potenziali piccole vittime di questo crimine odioso.
Inoltre, per minimizzare errori che – in questo ambito – hanno conseguenze catastrofiche, l’azione del medico legale deve necessariamente procedere tramite un lavoro di equipe, avvalendosi di altri specialisti in ambito sanitario e di altre discipline.
“È fondamentale la presenza di un team multidisciplinare a livello ospedaliero che possa agire con la dovuta cautela e con le migliori competenze per riconoscere abusi o maltrattamenti nei minori ed eventualmente per procedere con tempestività nella segnalazione all’autorità giudiziaria”, questa la riflessione del prof. Solarino, espressa durante giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia tenutasi il 5 maggio e fil rouge anche del workshop congressuale.
Il tema è delicato e attuale e necessita di competenze complesse. Questo emerge chiaramente dall’intervento dell’esperto medico legale: con l’utilizzo di numerosi esempi e l’ausilio di documentazione iconografica, il prof. Solarino – che da molti anni si occupa di valutazione sui casi di sospetto child abuse nell’ambito del progetto Giada – evidenzia come la presenza di lesioni fisiche nel bambino deambulante potrebbe anche correlarsi a traumatismi accidentali, mentre – di converso – l’assenza di reperti, soprattutto nei casi di presunto abuso sessuale – non consente di escludere la ricorrenza della violenza, sottolineando come nella maggior parte di queste situazioni l’esame obiettivo genito-anale sia negativo o caratterizzato da reperti aspecifici.
Prima di rivolgersi all’autorità giudiziaria, il medico legale con expertise deve procedere per step secondo percorsi di valutazione fondati su solide basi clinico-scientifiche.
“Si passa – sottolinea il prof. Solarino – dall’anamnesi alla valutazione del contesto familiare che possiamo esplorare con l’ausilio degli assistenti sociali e del pediatra di libera scelta. Sono passaggi significativi per arricchire il quadro che potrebbe poi condurre alla segnalazione all’autorità giudiziaria”.
L’intero iter deve essere gestito seguendo non solo le evidenze cliniche e le competenze ottenute dalla Letteratura internazionale, ma anche tenendo a mente che lavoriamo in un territorio dagli equilibri delicatissimi e bisogna sempre muoversi con cautela, eseguendo il lavoro con estrema perizia.
Una professionalità necessaria anche per scovare campanelli di allarme talvolta poco eclatanti: si pensi per esempio alle situazioni di neglect che si manifestano con trascuratezza igienica, mancate cure odontoiatriche, malnutrizione.
Durante il workshop, è stato, inoltre, dedicato spazio anche ad un’altra delle forme più insidiose e forse meno note dell’abuso pediatrico: l’ampio spettro delle patologie delle cure, e in particolare il Medical Child Abuse, anche noto come sindrome di Munchausen per procura o ‘factitious disorder imposed on another’.
Il Medical child abuse (MCA) è un sottotipo di child abuse nel quale la vittima è oggetto di ‘cure mediche non necessarie e dannose o potenzialmente dannose su istigazione del suo adulto accudente’. I perpetratori possono esagerare, falsificare, simulare o attivamente indurre la malattia nel bambino per convincere i sanitari che il piccolo necessiti attenzione medica. In questi casi comporre i pezzi del “puzzle” non è semplice, perché spesso gli abusanti si rivolgono a moltissimi professionisti che non si conoscono tra loro, peregrinando da un ospedale all’altro, e rendendo di fatto molto complesso ricostruire l’iter clinico e cogliere i segnali distintivi di questa forma di maltrattamento molto subdola e potenzialmente fatale.
La Dott.ssa Filoni ha poi arricchito le conoscenze della platea parlando della propria esperienza di professionista della Giustizia, impegnato quotidianamente nell’arduo compito di discernere ciò che è reato e tentare di documentarlo, tenendo al contempo sempre a mente la priorità: minimizzare il trauma “secondario” alle piccole vittime, già provate dall’abuso, evitando inutili ripetute audizioni e perseguendo sempre l’interesse del minore, affinché la “guarigione” e la tutela vadano di pari passo con la giustizia.
Insomma: un lavoro estremamente difficile, da svolgere con la “testa” e mai di “pancia”, in un ambito in cui la professionalità deve dominare ogni azione e nel quale il costante aggiornamento e la creazione di team di esperti sono i passi chiave per evitare di incorrere in misdiagnosi ed errori giudiziari.
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