Abstract
Vi presentiamo un nuovo libro di Isabella Merzagora, Professore Ordinario di Medicina Legale dell’Università di Milano dal titolo “Una vita per il crimine. Come una criminologa legge i gialli” (Edizioni Pensa Multimedia).
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Qui trovate una breve sinossi del testo.
Da letteratura per lungo tempo considerata con sufisance letteratura minore, quella poliziesca rivendica la sua dignità letteraria si faranno esempi di “gialli” di grandi scrittori, e ha conquistato un largo e differenziato pubblico, premi Nobel compresi. Non sono mancati su di essa saggi di scrittori, letterati, filosofi, magistrati, poliziotti, ma mai finora di quegli scienziati che il crimine, quello vero, lo studiano per professione.
Con la penna di una criminologa D.O.C., il volume vuole operare un ulteriore riscatto di questo genere letterario sostenendo le tesi secondo cui il giallo sia il pretesto per parlare del tempo e del luogo in cui si colloca, della storia, degli usi, della cultura, al di là dell’intreccio relativo alla vicenda poliziesca. La seconda tesi è che il giallo oggi possa essere considerato addirittura l’erede del grande romanzo ottocentesco.
La dimostrazione delle due tesi è proposta attraverso una nutrita serie di esempi, tratti quasi esclusivamente dalla produzione italiana se il giallo è pretesto per descrivere la propria realtà, meglio che sia la realtà più conosciuta e quindi riconoscibile. Ma per dare prova della validità anche scientifica del genere letterario le storie, le descrizioni, i discorsi dei romanzi polizieschi sono affiancati alle narrazioni, alle descrizioni, ai discorsi teorici, riuscendo addirittura a elaborare una sorta di tavola sinottica fra il racconto del giallista e la ricostruzione scientifica. Non mancano storie “vere” tratte dall’esperienza dell’Autrice.
Il parallelismo fra la letteratura e la scienza è compiuto ripercorrendo le vicende politiche e criminali italiane, dal fascismo (nemico acerrimo del giallo), fino ai giorni nostri, alternando i racconti agli eventi. Si parlerà così di droga, di corruzione, di criminalità organizzata, di criminalità degli stranieri (o dei pregiudizi in materia), di “femminicidio”, eccetera.
Tutto questo con rigore scientifico ma sempre cercando di mantenere un tono il meno possibile accademico. Anzi, il libro si caratterizza per una buona dose di ironia, per uno humour che si affianca ai discorsi “seri” della teoria e sui crimini rendendone piacevole la lettura.
Ci sono poi i riferimenti ai medici legali: il commissario Ricciardi è amico del dottor Modo; il dottor Pasquano, medico legale delle storie del commissario Montalbano, è legato a lui da reciproca stima, è scorbutico ma addomesticabile a suon di cannoli siciliani. Domenico Cacopardo dà la parola al medico legale che ammonisce: “Basta essere attenti: osservare e osservare. E, di nuovo, osservare con attenzione. […] Il primo dato da registrare, se c’è una vittima, è il cadavere. Dal cadavere occorre partire”. L’investigatore di Santo Piazzese è addirittura innamorato della medico legale. E ci sono pure i medici legali veramente esistenti.
Qui sotto (in forma di podcast) una presentazione del libro a cura della stessa autrice
Il libro è disponibile sul web e nelle migliori librerie.
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