Abstract
Continua il nostro piccolo viaggio nel tempo per fare la conoscenza delle persone, delle loro storie di vita, delle loro idee e dei casi criminali che hanno segnato la nascita delle moderne scienze forensi. Una piccola indagine sul modo, misterioso ed affascinate, con cui la storia sceglie i suoi pionieri ed i suoi protagonisti.
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William Herschel (1833 – 1917)
Da Parigi ci spostiamo in India, nel distretto governativo di Hooglhy. William Herschel, un impiegato del governo britannico, è in India da vent’anni e sovente gli è capitato di osservare le impronte lasciate dalle mani sporche degli indigeni su diverse superfici (vetro, legno, carta, etc.) o le impronte dei pollici anneriti utilizzate dai mercanti cinesi per sottoscrivere i contratti.
Ciò che attrae l’attenzione di Herschel è il fitto groviglio di linee sottili che contraddistingue ciascuna impronta ed è attraverso il raffronto fra le numerose impronte raccolte nel tempo sui suoi tanti taccuini che si accorge della loro unicità individuale: le linee dei polpastrelli di un individuo non sono mai uguali a quelle di una altro. L’idea che questa peculiarità possa essere impiegata a fini identificativi è concretamente messa alla prova da Herschel quando si trova a dover risolvere il problema del pagamento della pensione ai vecchi soldati indiani, ai suoi occhi indistinguibili l’uno dall’altro. Herschel li obbliga a lasciare le impronte di due dita e così riesce a distinguere i soldati dai millantatori.
Dallo studio della sua collezione di impronte Herchel trae un’altra importante considerazione: con il passare del tempo le linee dei polpastrelli di un individuo non si modificano. Dunque si tratta di un elemento identificativo che resta immutato per tutta la vita e che può essere utilizzato per identificare una persona a qualsiasi età.
Ma anche Herschel – così come è stato per Bertillon e come tante altre volte è capita quando la scienza deve rapportarsi al contesto sociale e politico – finisce per scontrarsi con l’ottusità del potere e nel 1887 il suo tentativo di introdurre l’acquisizione delle impronte digitali nella fase di identificazione dei detenuti è recisamente rigettata dall’ispettore generale delle carceri.
Henry Faulds (1843 – 1930)
Mentre Herschel langue affranto dal rifiuto, ben lontano da lui, in Giappone, il dott. Henry Faulds sta percorrendo la sua stessa strada. Faulds è un medico scozzese che insegna fisiologia a Tokio. Del tutto ignaro delle scoperte di Herschel, nel 1879 invia una lettera alla rivista Nature nella quale descrive osservazioni del tutto sovrapponibili a quelle di Herschel derivate dall’osservazione di impronte digitali su antichi cocci d’argilla nonché dalla conoscenza della tradizione giapponese di suggellare documenti con impronte di dita impresse nell’inchiostro nero o rosso.
L’idea di applicare questa forma di identificazione ad indagini di polizia si affaccia alla mente di Faulds quando un ladro si arrampica su un muro della sua casa, appena intonacato di bianco, lasciando impronte con le mani sporche di fuliggine. Un uomo viene ben presto arrestato e Faulds chiede alla polizia di poterne ottenere le impronte. Ma queste ultime non corrispondono a quelle sul muro e Faulds conclude che l’uomo arrestato non è il ladro. Qualche giorno più tardi il vero colpevole viene finalmente arrestato con piena corrispondenza fra le sue impronte e quelle sul muro. Il metodo di Faulds dunque funziona! Il vero riconoscimento arriva a seguito di un altro furto. Questa volta è la polizia a chiedere il suo intervento sulla scena del fatto. Faulds rinviene un bicchiere sul quale sono ben evidenti le impronte di una mano. Ma ecco il colpo di scena: le impronte sul bicchiere corrispondono ad una delle serie presenti nel suo personale archivio. Il ladro non è altro che uno dei suoi servitori. A questo punto Faulds non ha più dubbi: le impronte digitali sono il metodo che rivoluzionerà le indagini di polizia.
Francis Galton (1822-1911)
Cugino di Charles Darwin, Francis Galton è uno studioso eclettico che si interessa di molte materie. Studioso di medicina, statistica, antropologia ed antropometria, non può rimanere indifferente alle notizie che arrivavano a Londra da Parigi sull’avvento del bertillonage. Ed a Parigi si reca per conoscere personalmente Bertillon. Affascinato dall’impostazione metodologica francese decide di approfondire l’argomento. Galton conserva la memoria dell’articolo di Faulds e pure della la arrivata da Herchel che, piccato, rivendicava la paternità della scoperta. Galton chiese alla rivista Nature copia dei due articoli ma, per uno straordinario caso del destino, gli viene recapitato solo quello di Herschel. E questo fato cambia il percorso della storia! Appassionato com’era di antropologia ci si sarebbe aspettati che Galton avrebbe portato avanti l‘impostazione di Bertillon. Al contrario, dopo un lungo confronto con Herschel, Galton si convince che le impronte digitali hanno un potenziale identificativo ben superiore al bertillonage, con prospettive applicative davvero enormi.
Per anni Galton si impegna a rilevare e catalogare impronte fin quando non riesce a sostenere la validità statistica del metodo. Misura la probabilità che due individui diversi possano possedere le medesime impronte, ne indaga l’ereditarietà, le caratteristiche in diverse gruppi razziali ed, infine, imposta un sistema per la loro classificazione. Ispirandosi a studi già esistenti sull’argomento giunge alla determinazione che la presenza di formazioni triangolari(o delta) può consentire la classificazione delle impronte in 4 tipi fondamentali dalle quali derivano tutti gli altri.
Nel 1891 Galton illustra le sue scoperte in un articolo indirizzato a Nature. Ne ottiene la risposta di Faulds che – come accaduto a suo tempo per Herschel – reclama la paternità della scoperta delle impronte digitali; per il resto non vi sono ulteriori manifestazioni di interesse. Nel 1892 Galton pubblica il libro Finger prints, anche questo destinato a passare inosservato per qualche tempo.
La nascita della New Scotland Yard
Il lavoro di Galton si svolge in un periodo in cui la polizia giudiziaria londinese è ben lontana dai traguardi di quella francese e sta affrontando una profonda crisi. Nel 1842, dopo un’ondata di delitti particolarmente efferati, un manipolo di investigatori si istalla nel palazzo di Scotland Yard su disposizione del Ministro degli Interni: di questi fa parte l’ispettore Field che ispirerà Charles Dickens nella scrittura del primo romanzo poliziesco della storia, Bleak House, nel quale viene impiegato il termine detective poi utilizzato in tutto il mondo.
A causa di una organizzazione assai approssimativa e delle poche disponibilità di mezzi, il lavoro di Scotland Yard procede con scarsi progressi. Solo nel 1871 è stabilita con voto parlamentare la legge che consente la registrazione dei criminali mediante schede identificative ma solo qualche anno più tardi, quando questa nuova misura sta cominciando a dare i propri frutti, Scotland Yard è travolta dallo scandalo: alcuni dei suoi uomini sono corrotti. Dopo questo episodio è deciso che Scotland Yard debba avere una strutturazione solida e ben organizzata, ispirata la modello francese, che prende il nome di New Scotland Yard. Ma il sistema non è ancora rodato quando il 6 agosto 1888 prende avvio la serie dei delitti di Jack lo squartatore: per Londra è il terrore, per la polizia londinese una vera debacle.
Occorre attendere il 1893 perchè giunga sul tavolo dell’allora Ministro degli Interni Asquit la richiesta di introdurre il bertillonage anche in Inghilterra. Ma un altro scherzo del destino è dietro l’angolo: nello stesso momento Asquit riceve anche il libro di Galton, Fingerprints, e ne rimane colpito. Si tratta ora di capire quale sia il sistema identificativo più adatto per il suo paese. Con questo intento Asquit nomina una commissione di esperti che prende il nome dal suo presidente, Charles Edgar Troup.
I tre componenti della commissione Troup si recano a visitare i laboratori di Galton e pure gli uffici di Bertillon a Parigi. I lavori della commissione si protraggono fino al 1994: in conclusione la soluzione più idonea individuata dalla commissione è quelle di introdurre un bertillonage semplificato (5 misurazioni anziché 11) e di sostituire il portrait parlè con le 10 impronte digitali.
I risultati della Commissione Troup portano lo scompiglio nell’intero mondo giudiziario europeo dove il sistema di Bertillon si è ormai solidamente imposto: mettere in discussione il metodo significa demolire il sistema investigativo di molti paesi.
Ma mentre di ciò si discute, altri uomini sono già all’opera e le loro ricerche cambieranno il corso degli eventi.
Di questo vi diremo nella prossima puntata.
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Leggi anche: I personaggi ed i casi che hanno fatto la storia dell’identificazione personale (Parte I): Bertillon