Carissimi colleghi,
sono stato raggiunto dalla notizia della morte del prof. Mauro Barni. Una comunicazione che mi ha colpito in modo, mi sento di dire, violento. E questo per il fatto di sentire smarrita una parte qualificante e centrale della Medicina Legale del XX secolo. Non posso nascondere che il rapporto anche umano che mi ha legato alla sua persona rappresenti un’esperienza per me insostituibile ed indimenticabile per la profonda influenza che ha avuto in tante circostanze. Il suo contributo all’evoluzione del pensiero e della ricerca medico legale è stato uno stimolo ed una direttrice di crescita per moltissimi colleghi e mi annovero tra questi senza alcun dubbio. Senza voler ribadire il suo ruolo decisivo sull’evoluzione e l’affermazione della speculazione bioeticistica nel contesto delle discipline medico legali, mi sento di sottolineare, con vigore, la sua lucida determinazione speculativa nei temi della relazione causale ovvero dei nuclei centrali della nostra disciplina, nonché la presenza intellettuale illuminata e sapiente su tutti i passaggi essenziali dello sviluppo dei temi medico legali sollevati dalla giurisprudenza dei decenni che hanno rappresentato modifiche radicali dell’assetto sociale.
È inutile entrare nel merito della centralità della sua presenza scientifica nei molteplici ambiti medico legali sui quali ha elaborato apporti insostituibili; ma è certo che anche la sua pacata ed incisiva dote di comunicatore saranno un grande vuoto nel nostro ambito scientifico. Molti conoscono bene le grandi responsabilità accademiche e politiche che il prof. Mauro Barni ha rivestito; un altro contributo alla definizione della sua disposizione all’interesse della collettività che è stato un preciso indirizzo del suo pensiero e della sua azione in medicina legale. Posso solo ricordare con commozione come sia sempre stato colpito dalla sua determinazione espositiva nella centralità dell’interesse dell’uomo e della forza della medicina legale per sostenerlo ed affermarlo; e, da ultimo, del suo viaggio da Siena e Milano per partecipare alle esequie di un mio grande maestro, il prof. Romeo Pozzato, al quale lo legavano sentimenti di stima reciproca e di affetto, e che ci vide affiancati in un rito di commiato pieno di significato per una grande collettività dell’epoca, dell’attualità e del futuro.
Riccardo Zoia