Abstract
In un comunicato stampa SIMLA, che vi proponiamo, la proposta dei medici legali italiani: missione di pace in Ucraina per obiettivare le violenze denunciate. Il Presidente SIMLA Prof Francesco Introna dichiara: “Disponibili a essere garanti del lavoro dei colleghi ucraini sotto l’egida dell’Unione Europea”. Qui sotto vi proponiamo il Comunicato stampa.
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ROMA. Rendere giustizia alle vittime del conflitto ucraino supportando coloro che già operano nei teatri di guerra per stabilire, in maniera scientifica e obiettiva, le cause e le modalità delle morti, anche in funzione dei futuri provvedimenti che la comunità internazionale deciderà di intraprendere nei confronti dei responsabili dei massacri di civili. Si articola in questi termini la proposta della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni all’Unione Europea, un’iniziativa da concretizzarsi nella costituzione di un team internazionale di medici legali osservatori, sul modello delle organizzazioni sovranazionali con compiti di controllo e tutela, per svolgere, sotto l’egida comunitaria, un’attività di garanti dell’obiettività delle autopsie svolte in Ucraina.
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“Ci rendiamo disponibili a strutturare un team composto da medici legali dei vari Paesi europei – spiega il Prof. Francesco Introna, presidente della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (SIMLA) – perché riteniamo che in questa fase catastrofica sia necessaria un’analisi obiettiva delle migliaia di vittime del conflitto. Consideriamo doveroso svolgere una azione terza, di garanzia, volta al controllo delle informazioni ed alla obiettivazione degli scenari che vedano coinvolti casi di interesse medico legale, dalle fosse comuni ai massacri, alle violenze su donne e bambini, alle esecuzioni di civili, al fine di acquisire elementi utili per determinare le azioni che la comunità internazionale vorrà intraprendere nei confronti dei responsabili”.
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La proposta della SIMLA mira a sensibilizzare la comunità internazionale sull’esigenza del supporto di professionisti qualificati in un processo delicato e complesso come quello dell’analisi e della raccolta dei dati di postmortem in uno scenario devastante e cruento. Si tratta di un lavoro di eccezionale rilievo perché deputato alla definizione di materiale prezioso per contribuire a fornire alle vittime un corretto trattamento legale in seguito alla tragedia vissuta. I medici legali italiani, una scuola qualificata e di grande rilevanza a livello mondiale, metterebbero a disposizione le proprie competenze e la propria autorevolezza per garantire quell’oggettività di giudizio e di analisi necessarie nell’ambito di un conflitto che viaggia anche lungo i binari della disinformazione e della mistificazione.
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“Operiamo da decenni ormai su terreni delicati e rischiosi – prosegue il prof.Introna –, dal lavoro sul riconoscimento dei migranti morti nel Mediterraneo all’esperienza in altri teatri di guerra, fino ai disastri naturali. Noi medici legali non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle condizioni più avverse, consapevoli del nostro ruolo e della cura che si richiede alla nostra professione nel trattamento di informazioni preziose e fondamentali”.
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L’operazione costituirebbe un unicum nel panorama della storia della medicina legale italiana e potrebbe tuttavia costituire l’ossatura di riferimento per l’avvio di un progetto comune a livello europeo in termini di coordinamento di medici legali che agirebbero di concerto con le professionalità locali nei contesti dei disastri umanitari.
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“L’operatività della nostra azione – conclude il presidente Introna – consisterebbe nella suddivisione in squadre di quattro medici per un servizio di 15 giorni. Il riconoscimento delle cause e delle modalita’ di morte costituisce sempre il primo passo per operare nella direzione corretta nel rispetto delle vittime, al di là che poi si possa concretizzare, come si spera, nella individuazione dei responsabili. Augurandoci che questa tragedia si concluda al più presto, al momento consideriamo la nostra proposta una necessità per il rispetto della memoria degli scomparsi e per dare conforto, in termini di giustizia, a coloro che sono rimasti”.
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Il progetto da coordinare sotto l’egida della Comunità europea, implica che ci sia la volontà politica dell’Ucraina a volerlo realizzare.
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