Abstract
In questo articolo vi proponiamo un focus sul ruolo dell’infermiere nella gestione di vittime di violenza così come delineato dalla letteratura scientifica pubblicata sul tema in questo primo scorcio del 2022.
. . . .
Una alleanza ancora da costruire
Le funzioni e le responsabilità infermieristiche sono andate progressivamente modificandosi negli anni, evolvendo dal compito di supporto all’atto medico all’acquisizione di un vera e propria autonomia professionale che, in alcuni casi, può assumere connotati altamente specifici.
Tuttavia in questo processo non ha ancora trovato spazio sufficiente la formazione degli infermieri volta a riconoscere e gestire appropriatamente i casi riconducibili a fatti violenti e dunque potenzialmente di interesse medico legale e giudiziario.
.
Il problema riguarda l’Italia, ma non solo
Diversi studi condotti in paesi anche culturalmente molto distanti, denunciano infatti la necessità di infermieri con competenze forensi adeguate alla gestione delle vittime di violenza, sottolineando l’ampio gap attualmente esistente fra le conoscenze possedute dai singoli operatori e quelle richieste dai casi concreti. (Wolf, L. 2022; Padmakumari S.V.L. 2022 ).
Le diverse forme con cui si esprime oggi la violenza, sempre più spesso rivolta verso soggetti fragili e dunque incapaci di difendersi e di denunciare gli abusi subiti, conferiscono agli operatori sanitari che, a vario titolo, per primi entrano in contatto con vittime di violenza, un vero e proprio ruolo di “pubblica sicurezza” di prioritaria importanza. Tuttavia, proprio per la delicatezza e la complessità delle diverse situazioni che caratterizzano i contesti violenti, le figure professionali chiamate ad intervenire in situazioni di questo genere devono essere opportunamente preparate e supportate da idonee procedure che ne conducano l’operato.
.
Quali soluzioni?
La prospettiva ideale sarebbe certamente quella di poter disporre di “infermieri forensi” in tutti i punti strategici della rete sanitaria, sia ospedaliera che territoriale, anche per la maggiore propensione dei pazienti a riferirsi e confidarsi con il personale infermieristico.
Una esperienza condotta in Messico con infermieri forensi specificamente formati per condurre sul territorio l’ispezione di vittime di violenza sessuale, ha documentato “Positive psychological effects, high prosecution rates, and increased victim self-efficacy to seek resources for recovery were reported among sexual assault victims – “Tra le vittime di aggressioni sessuali sono stati segnalati effetti psicologici positivi, alti tassi di incriminazione degli eventuali colpevoli e maggiore efficacia da parte delle vittime nel cercare risorse per il recupero” (Torregosa MB., 2022).
Nella realtà, ad oltre 25 anni di distanza dalla istituzionalizzazione negli Stati Uniti di questa peculiare figura professionale, gli infermieri con specifica formazione forense – in Italia acquisita solitamente attraverso master a pagamento – non sono certamente in numero adeguato rispetto alle necessità. Peraltro nel nostro paese l’attuale impostazione della formazione dell’infermiere forense attiene prevalentemente agli aspetti medico legali della pratica infermieristica clinica (malpractice, risk management ecc.) piuttosto che alle competenze di patologia forense necessarie per il corretto inquadramento delle vittime di violenza.
Alla luce di queste considerazioni parrebbe meglio praticabile la soluzione, peraltro già proposta da diverso tempo (Freedberg 2008) di inserire la formazione forense nei curricula universitari degli infermieri, così che questo tipo di competenze entrino a far parte del bagaglio culturale condiviso da tutti gli operatori.
.
Ma quale formazione è necessaria?
La letteratura è univoca nell’indicare l’importanza di una formazione affidata a docenti esperti ma con particolare attenzione a formule didattiche innovative volte a favorire modelli esperienziali, specie per quanto riguarda l’approccio con la vittima, le attività di raccolta delle informazioni anamnestiche, degli elementi di prova ecc. (Moore J, 2022, Nathan S. 2022, MG Adánez-Martínez 2022).
Da valorizzare, infine, la ancora negletta preparazione psicologica degli operatori, ed in particolare di quelli impegnati nella gestione di casi emozionalmente più stressanti. La dotazione di strumenti relazionali adeguati è non solo indispensabile per aprire efficaci canali di contatto e di comunicazione con le vittime ed i loro caregiver (Hornor G. 2022), ma può svolgere anche un importante ruolo protettivo rispetto all’elevato rischio che queste categorie di professionisti hanno di incorrere in situazioni di burnout : “…Higher frequency of burnout threshold criteria was found in those people who worked concurrently as a sexual assault nurse examiner and an emergency nurse and in those who had retired from both specialties. We also found that sexual assault nurse examiners with a higher case mix of pediatric cases had higher emotional exhaustion scores and higher depersonalization scores- “Una maggiore frequenza dei criteri di soglia per l’evidenza di burnout è stata rinvenuta nel personale infermieristico che lavorava contemporaneamente sia nell’assistenza di vittime di violenze sessuali sia nei reparti che si occupavano di emergenze come in quelli che erano in pensione ma si erano occupati di entrambe le situazioni precedentemente delineate. Abbiamo anche rilevato che gli infermieri che si occupavano di aggressioni sessuali e soprattutto di casi pediatrici andavano più facilmente incontro a condizioni, misurate su specifiche scale di valutazione, di esaurimento emotivo e di depersonalizzazione” (Zelman 2022, Drake SA 2022).
.
In conclusione dalla letteratura internazionale di più recente pubblicazione giunge una forte sollecitazione a rivedere l’approccio formativo degli operatori sanitari, degli infermieri in particolare, perchè la loro presenza capillare in tutti i diversi ambiti socio-sanitari possa tradursi in un intervento realmente efficace per l’identificazione e la gestione di fatti violenti contro la persona.
VUOI APPROFONDIRE QUESTO ARGOMENTO?
Leggi anche: Decreto 24-11-17 Linee Guida donne vittime di violenza sessuale