Abstract
Su questo sito abbiamo già più volte segnalato come in Italia l’Autorità Giudiziaria stia ricorrendo sempre meno all’esecuzione delle autopsie così come di accertamenti specificatamente medico-legali nelle indagini che interessano i delitti contro la persona (leggi anche “Simla lancia l’allarme sul calo delle autopsie giudiziarie“). Peraltro le nostre doglianze hanno destato interesse anche nella stampa (leggi anche “Morti violente e sospette. La denuncia dei medici legali della Simla: -30% autopsie in 10 anni a Milano, esami superficiali non bastano.“). In questo articolo, il Prof. Carlo Pietro Campobasso, Ordinario di Medicina Legale dell’Università L. Vanvitelli di Napoli, affronta il tema fornendoci dati statistici molto significativi segnalando, ancora una volta, con allarme, che la drastica riduzione degli esami autoptici, come segnalato da fonti di letteratura internazionali, può condurre a clamorosi errori nelle indagini per omicidio.
. . . .
La fallacia dell'”esame esterno”
A integrazione della nota pubblicata sul sito SIMLA si ricorda come l’inaccuratezza di una indagine cadaverica basata esclusivamente sull’esame esterno della salma sia questione ben nota in letteratura specialistica (de la Grandmaison et al, Am J Forensic Med Pathol 2008; Nashelsky and Lawrence, Am J Forensic Med Pathol 2003; Vanatta and Petty, Human Pathol 1987). Nonostante i progressi nella diagnostica radiologica e nell’imaging, si è calcolato che lesioni traumatiche anche severe a organi e tessuti possono essere visualizzate solo all’autopsia (Grabherr et al, Radiology 2018; Sondereger-Iselli et al, Lancet 2000; Light et al, J Surg Res, 2011; Gut et al, Intensive Care Med, 1999) e che le schede di morte possono rivelarsi del tutto inaccurate se non supportate dai risultati di un riscontro diagnostico in un range che varia, in base agli studi, dall’11% sino anche al 68% dei casi (Sharma et al, Injury 2005 e J Forensic Leg M ed 2007; Stohert et al, J Trauma 1990).
.
Il tasso di errore nella causa di morte in un esame esterno è quasi del 40%
Per tutti, in ambito forense, vale l’esempio di uno studio condotto su ben 155 esumazioni di casi giudiziari, chiusi in esame esterno, che ha evidenziato al termine delle indagini autoptiche una discrepanza nelle cause e nelle modalità della morte inizialmente definite pari al 37% dei casi senza contare la scoperta di alcuni eventi omicidiari misconosciuti (Karger et al, Int J Leg Med 2004). Risultano spesso misconosciuti gli esiti di traumi cranici, casi di asfissia per strangolamento e strozzamento nonché rotture d’organo con emorragie interne non diagnosticate (de la Grandmaison et al, Am J Forensic Med Pathol 2008). Si è così calcolato che, nella sola Germania, quasi 1200 omicidi non vengano perseguiti proprio perché in molti casi, anche di morti violente, non viene eseguita alcuna autopsia giudiziaria (Madea e Rothschild, 2010). Gli autori dello studio, oltre 10 anni fa, lamentavano come in Germania il tasso di autopsie fosse estremamente basso, pari a meno del 3-5% di tutti i decessi ed ancora come, da una analisi retrospettiva sulle schede di morte, le morti violente fossero sottostimate in un range compreso tra il 33 ed il 50% dei casi (Madea e Rothschild, 2010).
.
La sottovalutazione dei fatti criminosi se non si eseguono autopsie
Un dato questo che giustifica ampiamente il sospetto, anche in Italia, di una ampia sottovalutazione di fatti criminosi conseguente alla mancata esecuzione di una autopsia completa (corredata da indagini radiologiche, istologiche e tossicologiche), non solo in casi di morte violenta ma anche in tutti quei casi sospetti come le morti improvvise e inaspettate o quelle da sospetta malpractice sanitaria che, al contrario, dovrebbero imporre una accurata indagine cadaverica come indicato dalla Raccomandazione del Consiglio d’Europa sin dal 1999. Si ricorda che il documento richiamato per l’armonizzazione dell’autopsia medico-legale raccomanda appunto di sottoporre ad autopsia tutti i casi di morti improvvise ed inaspettate, tutti i sospetti eventi suicidiari ed omicidiari, le sospette morti da malpractice sanitaria, le morti occupazionali e/o sul lavoro, le vittime del traffico stradale, aereo e marittimo, le morti avvenute in istituti di correzione o sotto custodia, ed ancora tutti i cadaveri sconosciuti.
.
I dati ISTAT
Peraltro, l’ISTAT indica che le morti violente (rubricate come cause esterne di traumatismo e avvelenamento) siano ogni anno, in Italia, quasi il 4% di tutti i decessi:
- nel 2018, 24.001 morti violente su 629.345;
- nel 2019, 23.911 su 637.448;
- nel 2020, 24.146 su 742.842.
.
Questo porta a ritenere che le autopsie giudiziarie dovrebbero superare in tutta Italia almeno le 24.000 unità, dato questo utopistico che non corrisponde affatto alla quotidianità dei settorati medico legali, a fronte del declino generale nell’attività autoptica. Peraltro, considerando che gran parte di queste morti violente viene spesso chiuso solo con un esame esterno e/o una autopsia incompleta (priva di indagini radiologiche, tossicologiche ed istologiche) e magari da personale non esperto, la più ottimistica previsione porta a ritenere che, in Italia, migliaia di decessi (non centinaia) siano definiti in maniera del tutto inappropriata (Di Vella e Campobasso, Am Forensic Pathol, 2015).
.
Senza un autopsia completa la diagnosi di causa di morte ha un tasso di errore del 33%
Senza una autopsia completa, anche medici legali esperti possono sbagliare nel definire le cause e le modalità di una morte. Il tasso di errore calcolato può arrivare sino a quasi un terzo dei casi (Nashelsky and Lawrence, Am J Forensic Med Pathol 2003; Vanatta and Petty, Human Pathol 1987). Migliaia di potenziali eventi omicidiari, suicidiari, accidentali e/o morti naturali misconosciute, la cui causa e modalità risulti erroneamente definita sulla base esclusivamente di un esame esterno. Senza poi contare i possibili errori giudiziari conseguenti a sentenze di condanna passate in giudicato basate, purtroppo, sul solo esame esterno della vittima. La casistica e purtroppo anche la cronaca giudiziaria insegnano (Campobasso et al., J Forensic Leg Med, 2015).
.
La necessità di cambiare passo
Molto occorre fare per migliorare la qualità dell’indagine giudiziaria e di tanto sarebbe opportuno che prendessero coscienza magistrati e giudici, avvocati e forze dell’ordine. É ormai inderogabile un cambio di passo che dia certezza del diritto e consenta l’applicazione di tutte le potenzialità diagnostiche della patologia forense e delle scienze forensi più in generale.
L’istituzione di un organismo indipendente in grado di sovraintendere l’indagine cadaverica rappresenta una proposta formulata nel 2009 dal U.S. National Research Council al fine di superare le criticità normative e di giurisdizione tra Stati con sistema coroner e medical examiner.
É ciò di cui si sente forte la necessità anche in Italia (Di Vella e Campobasso, AFP, 2015) anche al fine di garantire l’imparzialità dell’indagine cadaverica che non può essere soggetta a pressioni politiche o logiche economiche a tutela del ruolo terzo del medico legale.
Sull’imparzialità ed autonomia del medico legale si esprime chiaramente la Raccomandazione del Consiglio d’Europa sin dal 1999 dovendosi rilevare amaramente come questo dettato non venga accolto dal nostro sistema giudiziario laddove la figura del consulente tecnico è, a tutti gli effetti, da ritenersi dipendente dalla committenza ovvero dall’organo decisorio, cioè dall’Autorità Giudiziaria.
Ciò che ci si auspica di correggere attraverso l’istituzione un tavolo tecnico interministeriale è quello, magari usufruendo delle opportunità offerte dal PNRR, di costituire un organismo in grado di sovraintendere in modo omogeno su tutto il territorio nazionale alla gestione delle autopsie giudiziarie. Queste, unitamente ai riscontri diagnostici, rappresentano tuttora un insostituibile fonte di prova nei casi giudiziari ma anche un ineguagliato indicatore della qualità dell’assistenza sanitaria a tutela della salute pubblica su cui desideriamo sensibilizzare gli operatori del settore.
VUOI APPROFONDIRE QUESTO ARGOMENTO?
Leggi anche: Autopsie e accertamenti medico-legali: cosa non funziona