Abstract
Qual’è il contributo della medicina legale contro la violenza sulle donne? Proseguiamo con la serie di interviste realizzate per fare il punto sul contributo che la Medicina Legale è in grado di fornire nella prevenzione e nella lotta alla violenza contro le donne.
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Parla oggi la prof.ssa Cristina Cattaneo dell’Università di Milano motivando, attraverso riferimenti statistici molto significativi, l’enorme rilevanza dell’apporto medico legale in tutte le possibilità di intervento che possono essere impiegate a partire dal contesto clinico di prima emergenza fino agli accertamenti in sede autoptica. Tuttavia, sempre le statistiche descrivono una realtà in cui la medicina legale non sembra sempre essere al posto giusto al momento giusto: sono infatti ancora numerosi i casi di violenza che, per quanto identificati, non ottengono un adeguato riconoscimento in sede giudiziaria per un’inappropriata raccolta del corredo probatorio in assenza dei necessari accertamenti medico legali o ancora i casi di femminicidio che non possono essere correttamente diagnosticati per la mancata esecuzione di autopsia.
La prof.ssa Cattaneo pone infine l’accento sul drammatico tema delle donne migranti vittime di maltrattamento che richiedono asilo in Italia perché in fuga da paesi dove i fatti violenti di cui sono oggetto non sono riconosciuti come reato. Sul punto alcuni studi scientifici dimostrano che l’esecuzione di una valutazione medico legale in queste situazioni correla ad una maggiore probabilità diagnostica dei casi di abuso (il 50-70% in più) rispetto ad accertamenti eseguiti da altri specialisti.
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