Con l’Ordinanza 15867 del 13-5-19, la Cassazione Civile Sezione III (Presidente Travaglino, relatore Moscarini) mette un nuovo tassello nella vasta giurisprudenza sulla infezione da trasfusioni.
In presenza di urgenza indifferibile, l’infezione scaturita da esse, non va risarcita.
La Suprema Corte ha deciso infatti, non riformando la Sentenza d’Appello, che sulla base delle risultanze della CTU, nonostante la dimostrazione del nesso di causalità tra le trasfusioni ed il contagio da HCV, è risultata altresì acclarata l’assoluta indifferibilità delle trasfusioni per scongiurare il rischio vita del paziente.
Di conseguenza, ha statuito che la Corte di merito ha dato conto delle condizioni molto gravi del paziente e della valida indicazione per la somministrazione delle trasfusioni nonostante i pericoli di una possibile infezione.
Per quanto riguarda il consenso informato, la Suprema Corte ha stabilito che se pure fossero stati informati dei possibili rischi delle trasfusioni, i genitori avrebbero certamente dato il loro consenso al trattamento.
Si è così data continuità alla costante Giurisprudenza più recente della Cassazione in merito all’acquisizione dell’informazione per il consenso alle cure.