Abstract
Sulla causa della morte di Mozart, così come spesso accade per i grandi uomini che hanno segnato la storia dell’umanità e prematuramente scomparsi, continua ad aleggiare un mistero che non finisce di appassionare musicofili e non. Allora qualche pillola di verità in questa piccola indagine “sulle cause e circostanze della morte di W. A. Mozart”.
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All’età di soli 35 anni, Mozart morì a Vienna, alle ore 0:55 del 5 dicembre 1791 ma, per lo stato di indigenza in cui allora versava per aver dilapidato l’enorme fortuna guadagnata con la sua carriera di compositore e di concertista, non potè essere onorato con una degna sepoltura. Dopo la cerimonia funebre, il giorno successivo alla morte il corpo di Mozart fu sepolto in una fossa comune, della quale ad oggi non si conosce la collocazione, e i suoi resti furono così dispersi.
Il solo documento ufficiale che sancisce l’avvenuto decesso del compositore è il certificato di morte che riconduce l’evento ad una del tutto aspecifica febbre miliare acuta nè i medici che lo ebbero in cura, il dott. Closset ed il dott. Sallaba, ritennero utile disporre un’autopsia.
Da allora la mancanza di chiare indicazioni diagnostiche sulle cause della morte di Mozart ha rappresentato un fertile terreno per le innumerevoli ipotesi che, in oltre due secoli, sono state formulate per spiegare l’improvviso decesso di un uomo che, specie se visto con gli occhi di oggi, si spense quando era ancora assai giovane.
La leggendaria conflittualità con Salieri da subito alimentò l’idea che Mozart non fosse deceduto per cause naturali bensì per un avvelenamento per mano del suo eterno rivale. Salieri stesso contribuì, negli ultimi anni della sua vita, ad alimentare il sospetto con una confessione che ben presto fu ritrattata. Al riguardo sono state chiamate in causa diverse sostanze venefiche, dall’Aqua Tofana, un veleno contenente arsenico, piombo e estratto di bacche di belladonna, al tartaro emetico (tartrato di potassio) ma, in assenza di oggettivi riscontri e, soprattutto nell’indisponibilità di resti idonei per le indagini tossicologiche, questa lettura è andata via via perdendo di credibilità.
D’altronde, la leggenda dell’odio di Salieri verso Mozart è davvero da considerarsi una straordinaria fantasia letteraria messa in scena nel dramma “Mozart e Salieri” scritto da Puskin – poi musicato da Rimskij-Korsakov – e nell’altrettanto celebre opera teatrale di Shaffer “Amadeus” da cui venne tratto l’omonimo pluripremiato film di Forman.
Accantonata così la prospettiva di un delitto che, nell’immaginario collettivo, forse meglio si sarebbe attagliato alla tragica fine di un personaggio storico della grandezza di Mozart, resta così unicamente la prospettiva di un “più normale ed umano” decesso per causa naturale che diversi autori hanno cercato di indagare interpretando le diverse informazioni sullo stato di salute di Mozart tramandate nel tempo.
Ne è risultato un florilegio di diagnosi – se non contano più di 140! – che spaziano dalle patologie cardiache a quelle urinarie, da quelle infettive e fino a quelle congenite.
Circa la validità delle fonti, in epoca moderna è stato progressivamente ridimensionato il valore delle testimonianze rese dalla moglie Costanza e della cognata Sophie Heibel, trascritte in una biografia sul compositore redatta solo nel 1828 (NISSEN G. Life of Mozart), mentre hanno ottenuto un riconoscimento crescente le informazioni contenute nel cospicuo carteggio scambiato fra i membri della famiglia Mozart (ANDERSON E. The letters of Mozart and his family). È da ricordare che, da subito compreso il genio musicale del figlio, il padre Leopold fece in modo che egli potesse esibirsi, fin da piccolissimo, nelle Corti d’Austria e d’Europa e, attraverso le lettere, la famiglia Mozart condivise sia le notizie relative alla carriera del figlio prodigio che quelle relative ai problemi di salute che preoccupavano molto la società del tempo, esposta com’era a gravi patologie endemiche ed epidemiche.
Non sorprende pertanto la puntualità con cui, proprio attraverso la descrizione dei sintomi contenuti nelle lettere che i membri della famiglia si sono scambiate nel tempo, sia stato possibile ricostruire la storia clinica dell’intera vita di Mozart.
Già a soli 6 anni Mozart si ammalò di eritema nodoso e qualche anno più tardi furono descritti i sintomi di una tonsillite e di ascessi peritonsillari. Nel 1765 il piccolo Mozart e la sorella furono colpiti da un quadro patologico di tipo tifoide, endemico nell’Europa del 1700. Seguirono poi febbre e dolori articolari, suggestivi per una febbre reumatica, e una lieve forma di vaiolo che gli lasciò alcune piccole cicatrici sul volto. La salute di Mozart fu buona fino al 1784 quando fu colpito da un quadro acuto caratterizzato da vomito, coliche e sudorazione profusa (colica renale?).
Ma l’anno funesto per Mozart fu il 1790. Attanagliato dai debiti derivati dalla gestione improvvida dei sui guadagni e preoccupato per la salute della moglie, Mozart iniziò a manifestare i segni dell’allora detta “melancolia”, lamentando continuamente mal di testa e mal di denti (ascessi dentari?).
È da questo momento che, secondo alcuni autori, avrebbe preso avvio il declino psico-fisico che condusse a morte il musicista alla fine dell’anno seguente. Richiamandosi agli episodi dell’età giovanile, alcuni dei quali riferibili ad attacchi di febbre reumatica acuta streptococcica, diversi specialisti hanno ritenuto che la salute di Mozart fu minata da quadro di glomerulonefrite post-streptococcica ingravescente evoluto verso l’insufficienza renale nel corso degli anni. La compromissione della funzione renale di Mozart è risultata in effetti una diagnosi che nel tempo ha riconosciuto il maggior consenso, anche se con prospettazioni etiopatogentiche diverse. Tra queste si ricorda l’ipotesi di una possibile correlazione tra disfunzione renale e l’alterata conformazione del padiglione auricolare di Mozart nell’ambito di una sindrome di natura congenita, supportata anche dal fatto che la medesima alterazione auricolare fu poi documentata anche a carico del figlio primogenito del compositore.
Tutto ciò risulta, anche se non grandissima chiarezza, da alcune immagini riportate nel lavoro di Paton e coll. pubblicato sul British Medical Journal nel 1986, che vi mostriamo qui sotto.
Di fatto ciò che non convince della prospettazione di una patologia cronica è la persistente vitalità creativa manifestata dal compositore ancora negli ultimi mesi della sua vita e che mal si concilia con un progressivo deterioramento psico-organico, mentre meglio corrisponde ad un improvviso evento patologico acuto a rapida evoluzione esiziale.
Quale la versione è più attendibile? Fu malattia cronica o evento acuto?
Analizzando ancora i carteggi e le cronache dell’epoca si ricavano le indicazioni che seguono sull’ultimo periodo di vita di Mozart:
- luglio 1791; in una lettera egli esplicitamente scrisse di stare abbastanza bene;
- 8 e 9 ottobre 1791: nelle lettere inviate alla moglie Mozart era esaltato dalla qualità delle pietanze previste per la sua cena, denotando dunque appetito e gusto per il cibo;
- nella serata del 9 ottobre presenziò alla rappresentazione del Flauto Magico e scherzò con il cantante che interpretava Papagheno suonando da dietro le quinte alcuni rintocchi in un momento dell’opera di assoluto silenzio;
- nelle lettere dei giorni seguenti richiamò più volte il piacere del cibo, confermando un sano appetito. Si dimostrò inoltre progettuale parlando del futuro del figlio maggiore;
- negli ultimi mesi anche l’opera di Mozart rimase poderosa: compose La Clemenza di Tito per l’incoronazione dell’imperatore Leopoldo II nell’incredibilmente breve intervallo di soli 18 giorni.
Fu solo al ritorno a Vienna, dopo un soggiorno a Praga, che le sue condizioni di salute ebbero un vero e proprio tracollo.
Il 18 novembre 1791 Mozart diresse il suo ultimo lavoro, La piccola cantata massonica, completata il 15 novembre 1971, e questa fu la sua ultima uscita pubblica.
Dal 20 novembre 1791 Mozart fu costretto a letto a causa di un rigonfiamento doloroso degli arti (edema), che gli rendeva impossibile anche solo muoversi nel letto, accompagnato da sudorazione profusa, vomito e febbre bruciante. I medici curanti segnalarono anche la comparsa di rush cutaneo.
Mozart morì dopo solo 15 giorni dall’esordio dei sintomi.
Qualche anno più tardi, in un proprio carteggio con un collega, il dott. Closset scrisse che Mozart si era ammalato alla fine dell’autunno per una febbre reumatica, malattia che aveva colpito molti abitanti di Vienna in quel periodo e, per molti, come per Mozart, con esito fatale.
Raccogliendo il suggerimento del dott. Closset e spostando la prospettiva di osservazione sul piano epidemiologico, va detto che nell’Europa del 700 l’età media dei decessi era di 35 anni (diversi conoscenti di Mozart morirono intorno a quell’età) e le principali cause di morte erano proprio le malattie infettive (tifo, febbre tifoide, vaiolo, scarlattina).
Con riferimento a Vienna, la città dove Mozart si ammalò e morì, dal registro delle cause di morte relativo al periodo fra la fine del 1791 e il 1793 risultano i decessi di 5011 adulti (3442 uomini e 1569 donne), con un’età media di 45.5 per i maschi e 54.5 per le donne. La prima causa di decesso a quel tempo era la tubercolosi, quindi la cachessia e la malnutrizione e, al terzo posto, l’edema. Quest’ultimo quadro patologico, ed i decessi ad esso correlati, aumentarono significativamente nella popolazione maschile più giovane proprio fra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1791, e l’origine di questo “focolaio” fu riferita al locale ospedale militare.
Tutti questi elementi finiscono per contestualizzare la morte di Mozart in un contesto patologico epidemico acuto coerente con il suo quadro clinico e che provocò la morte di molte persone, come Mozart, ancora in giovane età.
Va anche detto che che i presunti resti di Mozart, poi esumati, furono identificati come appartenenti al grande compositore, in specifici studi condotti dall’antropologo francese Pierre Francois Puech (vedi 1 e vedi 2) – anche le immagini della copertina derivano da sue pubblicazioni sull’argomento – che arrivò a questa deduzione attraverso procedure di sovrapposizioni dell’immagine cranica con i ritratti a disposizione nonché attraverso l’individuazione di caratteristiche individuali rappresentate da una prematura sinostosi della sutura metopica e ad alterazioni cranio post traumatiche ad una caduta da cavallo riportata nel 1770 mentre si trovava in Italia.
Calata nel contesto dell’epoca, la morte di Mozart non pare dunque differire da quella di molti suoi contemporanei e si dissipa così l’aura di mistero che romanticamente ha da sempre richiamato. Anche perché, al di là dei sospetti di omicidio, ancora una volta il genio letterario – in questo caso parliamo di Stendhal – alimentò l’aspetto drammatico della fine dell’esistenza di Mozart legato alla sua ultima composizione, il Requiem, che rimase, come si sa incompiuto nella sua ultima parte. Mozart, secondo il grande scrittore francese nel suo libro “Vite di Haydin, Mozart e Metastasio“, si sarebbe convinto che il misterioso committente della composizione proveniva dall’al di là e che la messa che stava scrivendo, dunque, era quella che avrebbe dovuto celebrare il suo funerale. In realtà, il committente era tutt’altro che misterioso: si trattava del conte Franz Graf von Walsegg, musicista dilettante, che pagava spesso compositori per farsi produrre musica che poi spacciava per sua. Nel caso di specie, la messa da Requiem sarebbe servita a commemorare la moglie del conte che era da poco scomparsa.
Resta invece il rammarico per la precoce scomparsa del suo genio che, per quanto avesse già avuto tempo e modo di cambiare la storia della musica occidentale, possedeva ancora un potente potere creativo che non ha potuto essere compiutamente espresso. E al di là dell’immaginario letterario resta, almeno per gli appassionati, così potente l’immagine che ci offre Forman nel suo film Amadeus del grande compositore febbricitante che sul letto di morte compone con la facilità che lo contraddistingueva, le potenti note del Confutatis (Confutatis maledictis, Flammis acribus addictis, Voca me cum benedictis) che trasportano Mozart e noi tutti dalle fiamme della dannazione alla luce della salvezza.
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