Abstract
È di recente comparso su sito web Quotidiano Sanità, un articolo anche a firma dei nostri Soci Prof.i Mariano Cingolani e Piergiorgio Fedeli che sottolinea, dopo l’approvazione al Senato della legge delega sulla disabilità, le criticità del testo e le incognite sulla futura assistenza di milioni di disabili
. . . .
Il 21 dicembre scorso, su Quotidiano Sanità, è comparso un articolo a firma M. Cingolani (Ordinario di Medicina Legale Università di Macerata), P. Fedeli (Associato di Medicina Legale Università di Camerino) e F. Cembrani dal titolo “Disabilità. Quel silenzio assordante sulla legge delega che cela diversi aspetti da rivedere”.
Ovviamente non possiamo che rimandarvi al testo completo dell’articolo (vedi) ma non possiamo non sottolineare come gli autori attacchino in modo piuttosto deciso la la Legge delega approvata dal Senato il 20 dicembre (vedi).
Uno dei punti critici individuati nel testo approvato è rappresentato dal doppio binario valutativo che il testo propone caratterizzato “da una prima valutazione-base della disabilità e poi da una “successiva valutazione multi-dimensionale fondata sull’approccio bio-psico-sociale, attivabile su richiesta della persona disabile o da chi la rappresenta, previa adeguata informazione sugli interventi, sostegni e benefìci cui la stessa può accedere, finalizzata al progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato e senza trascurare le differenze di genere“.
.
Scrivono sul punto gli autori dell’articolo:
“È questa bipolarità della valutazione, con distinzione tra l’accesso ai diritti di base (per l’erogazione dei cash benefits e/o delle agevolazioni assistenziali oggi previste) e quello individualizzato, attivabile su richiesta della persona e/o del suo rappresentante legale (per l’inclusione sociale), a suggerire l’idea che la presa in carico pubblica della persona è un optional riservato ad un gruppo ristretto di persone vulnerabili, a discapito del principio di uguaglianza sancito, oltre che dalla nostra Carta costituzionale, anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite”.
.

Piergiorgio Fedeli

Mariano Cingolani
Secondo Cingolani, Cembrani e Fedeli si creerebbe così:
“un duplice divello di garanzia che, naturalmente, deresponsabilizza chi sarà chiamato ad accertare la condizione di base della disabilità sia pur con la nuova criteriologia dell’ICF che dovrà, tra l’altro, formalizzare “le necessità di sostegno, di sostegno intensivo o di restrizione della partecipazione della persona ai fini dei correlati benefìci o istituti” (art. 2) senza però dire nulla sulla base di quale criteriologia valutativa”.
Sempre nell’articolo vengono suscitati molti dubbi sull’utilizzo di ICF e ICD come dettato dalla legge delega che, si legge nell’articolo, “pur essendo straordinari descrittori del funzionamento della persona, non sono assolutamente in grado di esprimere, in forma riproducibile, la gravità del bisogno quando occorra graduarla in relazione ai criteri-soglia che comunque esistono e che non sembrano essere l’oggetto della annunciata riforma” anche perché verrebbe ritenuto insufficiente il “solo supporto di un descrittore internazionale (l’ICF e l’ICD) incapace di affrontare, con il rigore necessario, la questione dei livelli-soglia che aprono la porta di accesso ai trasferimenti monetari, soprattutto nel caso dei minori e degli anziani per i quali sono stati previsti percorsi valutativi differenziati“.
In più, Cingolani, Cembrani e Fedeli non sembrano affatto convinti che “la valutazione multidimensionale sia un’opzione dedicata alle sole persone adulte in età lavorativa come sembra confermare il richiamo agli accomodamenti ragionevoli previsti dalla Convenzione delle Nazioni Unite oltre che dalla Direttiva 2000/78/CE …perché anche la persona anziana ha il sacrosanto diritto ad essere presa in carico dai soggetti pubblici attraverso un progetto di vita indipendente a finanziamento aggiuntivo“.
Rimandando alla lettura dell’intero articolo, non si può non sottolineare come questo non possa che essere ritenuto un monito per ciò che potrà accadere nei prossimi 20 mesi nonché una messa in mora per la FnomCeo e per le due società scientifiche nazionali (SIMLA e COMLAS) che, come scritto nella parte finale dell’articolo, dovrebbero attivarsi raccogliendo gli stimoli proposti.
.
Riuscirà la medicina legale italiana a far sentire la propria voce?
Certamente appare curioso che istituzionalmente nessuno del mondo medico-legale nazionale sia stato ascoltato prima di arrivare ad una decisione così pesante dal punto di vista dell’incidenza nella vita quotidiana di tanti italiani in un settore dove la nostra competenza specialistica dovrebbe pesare. Vedremo, a questo punto, se la comunità scientifica / accademica / professionale sarà in grado anche di abbozzare una serie di proposte che, allo stato, al di là delle possibili e del tutto giustificate critiche al testo di Legge, mancano soprattutto sotto il profilo operativo valutativo.
VUOI APPROFONDIRE QUESTO ARGOMENTO?
Leggi anche: Legge quadro sulla disabilità. Speriamo bene…