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Le riviste predatorie: cosa sono e perché sono pericolose

Abstract

Attenzione, attenzione. Che tutto ciò che offre la ricerca internazionale non sia oro colato è un dato noto ma il fenomeno delle riviste predatorie, di cui ci occupiamo in questo articolo, sta assumendo sempre più rilevanza e deve essere conosciuto e affrontato anche nel mondo medico-legale.

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In un momento storico in cui la Ricerca Scientifica affronta sfide titaniche e al contempo si trova ad affrontare continui tentativi di screditamento, è quantomai importante che il rigore metodologico e l’affidabilità dei risultati sperimentali pubblicati in Letteratura possano essere inattaccabili.

Ciò anche a fronte dell’emergenza di un fenomeno molto pericoloso, quelle delle cosiddette riviste “predatorie”, molto attive online. Si tratta di riviste, spesso particolarmente aggressive nel contattare i potenziali autori, le quali millantano di possedere standard da pubblicazioni accademiche, ma nella realtà offrono scarsi, se non assenti, livelli di peer review.  

Ci sembra quindi interessante proporvi un articolo uscito nel 2021 circa la pericolosità di queste riviste (leggi qui l’intero articolo), specialmente per quanto concerne i devastanti effetti di diluizione della qualità delle informazioni scientifiche disponibili in rete. A seguire cercheremo di sottolinearne i punti salienti.

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The predatory journals

I giornali predatori sono enti a scopo di lucro, che prestano una attenzione da minima ad assente circa la qualità scientifica dei lavori che pubblicano. Normalmente si trovano in forma di periodici o riviste, ma sono stati segnalate anche conferenze di natura predatoria.

Le riviste predatorie possono essere definite come “giornali o editori che danno priorità al proprio interesse a spese della cultura, essendo caratterizzati da informazioni false o fuorvianti, deviazione dalla best practice editoriale, mancanza di trasparenza e/o uso aggressivo e indiscriminato di pratiche di adescamento”. Vi sono stati alcuni tentativi di identificare e stilare una lista dei giornali predatori. Tra questi la più nota è la Beall’s List.

I criteri che distinguono le riviste predatorie da quelle dotate di solidità scientifica sono rappresentati da:

  • il mancato rigore della peer review;
  • l’assenza di un editorial office/board di alta qualità accademica;

I campanelli di allarme che devono far sospettare di trovarsi di fronte una rivista predatoria sono una combinazione tra:

  • sollecitazione attiva di manoscritti presso potenziali autori;
  • promesse di breve tempo di consegna tra submission e pubblicazione del manoscritto;
  • assenza di un processo strutturato e chiaro di peer review all’atto della sottomissione;
  • spese di pubblicazione eccessivamente elevate.

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Le dimensioni del fenomeno

Gli editori predatori sono in continua crescita, come lo sono gli autori che pubblicano sulle loro riviste. Un’analisi su 46000 ricercatori in carriera nel mondo universitario italiano pubblicata su Research Policy nel 2019 ha rivelato che circa il 5% di loro aveva pubblicato su riviste incluse nelle liste dei giornali predatori (Bagues M et al).

Questa percentuale potrebbe essere ancora più alta per gli accademici dei Paesi emergenti.

Una caratteristica attraente delle riviste predatorie è che possono addirittura essere indicizzate su database rispettabili, quale per esempio Scopus.

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I rischi legati alle pubblicazioni su riviste predatorie

Quando risultati sperimentali non affidabili né verificati diventano apertamente accessibili a chiunque abbia una connessione internet, il pubblico laico può essere tratto in inganno e accettarli come evidenze valide dotate di autorità scientifica.

Credere in informazioni pseudo-scientifiche, e sulla base di queste prendere delle decisioni, può portare a pregiudizi sulla salute personale ed inasprimento del conflitto sociale, con danni incalcolabili.

Ciò è particolarmente vero quando queste informazioni circolano all’interno di gruppi che cercano conferme autorevoli alle proprie teorie anti-scientifiche, quali gli anti-vaccinisti o i negazionisti del cambiamento climatico.

Vi lasciamo alla lettura dell’articolo per scoprire le ragioni che spingono gli autori a pubblicare sulle riviste predatorie, le ipotesi di cattiva condotta e le proposte di regolamentazione del fenomeno.


Qui sotto potete leggere e scaricare la lettura

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Leggi anche: Che fine ha fatto l’abstract? AAFS Meeting e percentuali di pubblicazione

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