Il fenomeno dei “pink teeth” (letteralmente, denti rosa) è rappresentato dalla colorazione rosso rosata che talvolta si verifica negli elementi dentali del cadavere, tipicamente a carico della dentina con risparmio dello smalto, per diffusione dell’emoglobina e dei suoi prodotti dalla cavità pulpare.
I pink teeth nella storia
Il fenomeno fu descritto per la prima volta nel 1829 da Thomas Bell, che lo osservò in alcuni cadaveri la cui causa di morte era stata identificata come asfittica. Il dr Bell scriveva: “Ho esaminato spesso i denti di persone la cui morte è stata causata da impiccamento o annegamento e ho trovato quasi invariabilmente l’intera parte ossea (cioè, la dentina) colorata di rosso intenso. In entrambi i casi, lo smalto rimane completamente privo di colorazione”.
Successivamente assente per oltre un secolo nelle pubblicazioni scientifiche, l’argomento è stato ripreso dal ricercatore giapponese Kato nel 1941.
Il suo interesse forense è risultato evidente per la prima volta durante le indagini sul caso “Christie” nel 1953 (Beeley & Harvey, 1973; Borrman et al., 1994; Gonzalez et al., 2006).
John Christie, poliziotto londinese, si rese colpevole di otto omicidi tra il 1943 e il 1953.
Le autopsie stabilirono che le morti erano state provocate per strangolamento o per avvelenamento da monossido di carbonio. In una delle vittime fu osservato il fenomeno dei pink teeth, che fu indagato con dettagliate analisi istochimiche e spettroscopiche dai prof. W. Miles e R. W. Fearnhead del London Hospital che rilevarono la presenza di emoglobina nei denti.
Epidemiologia
Non esistono certezze circa i tempi di sviluppo ed evoluzione di questo fenomeno, ma è stato ipotizzato che non compaia prima di due settimane dopo la morte (Borrman et al., 1994).
Altri autori (Hartomo et al. 2019) hanno affermato che non si realizzi se non oltre le quattro settimane dal decesso.
Si tratta quindi di un fenomeno caratteristico dei corpi in decomposizione ed è stato osservato più frequentemente quando le caratteristiche dell’ambiente favoriscono i processi evolutivi dei tessuti, quali la permanenza in acqua o nel suolo molto umido (Campobasso et al., 2006; Franco et al, 2018).
Inoltre, i pink teeth sono stati più frequentemente riscontrati in soggetti maschi adulti entro la IV decade rispetto alle donne di pari età, ma non è chiaro se ciò possa essere riferito alla maggior probabilità di coinvolgimento della prima fetta di popolazione in morti di tipo violento (Brites et al., 2020; Franco et al., 2018).
Le case series mostrano che sono interessati prevalentemente i denti a radice singola, anteriori, rispetto a quelli con radici multiple, posteriori (Campobasso et al., 2006; Franco et al., 2019).
Rai e Kaur (2013) hanno osservato che i denti sani sono più inclini ad assumere la colorazione rosa post-mortale rispetto ai denti cariati, forse a causa di una riduzione del volume pulpare e, conseguentemente, di una riduzione della quantità di sangue nella camera pulpare.
Allo stesso modo, il fenomeno potrebbe essere più frequente nei soggetti giovani anche a causa della minore quantità di deposizione secondaria della dentina e quindi di una maggior porosità al pigmento, oltre a un maggior volume della camera pulpare.
Considerazioni medico legali
Il fenomeno dei pink teeth è stato documentato in varie condizioni senza che sia mai stata provata una correlazione definitiva con specifiche cause di morte (Borrman et al., 1994; Franco et al., 2019; Saki Minegishi et al., 2022; Saki Minegishi et al., 2022a).
Tuttavia, nel tempo, è stato ipotizzato che possa esservi una correlazione tra i pink teeth e:
- le condizioni ambientali di soggiorno del cadavere, in particolare, lo stazionamento in terreno umido o in ambiente acquatico (Borrman et al., 1994; Campobasso et al., 2006; Franco et al., 2019; Franco et al., 2018);
- le cause del decesso, essendo più frequentemente osservato nei casi di asfissia meccanica, in particolare lo strangolamento e l’annegamento, ma anche nei casi di avvelenamento da monossido di carbonio (Borrman et al., 1994; Franco et al., 2019).
In tal senso, non mancano i case report: tra gli altri, nel 2009 Soriano e colleghi hanno pubblicato il caso di un decesso verificatosi in Brasile in cui un soggetto, di sesso maschile, deceduto da almeno un mese, presentava denti rosa e un filo di ferro intorno al collo, rendendo plausibile che la morte fosse avvenuta per strangolamento. Il meccanismo eziopatogenetico nei casi asfittici sarebbe correlato all’aumento della pressione vascolare intracranica in fase esiziale e quindi al verificarsi di emorragia da ipertensione nella camera pulpare.
Ciò che è noto è che tale fenomeno riguarda soprattutto i denti anteriori e che si osserva più frequentemente a seguito di un prolungato stazionamento del corpo in posizione prona con la testa declive rispetto al tronco, quindi è stato anche postulato che possa trattarsi di un mero fenomeno ipostatico, anche se ciò non spiega l’incostanza di tale fenomeno.
Campobasso e colleghi hanno analizzato il fenomeno su 52 cadaveri, vittime di un unico naufragio avvenuto nel 1997 nel Canale d’Otranto; i corpi erano stati recuperati dal Mar Mediterraneo dopo circa 7 mesi. La colorazione rosa dei denti è stata riscontrata in 18 cadaveri (13 femmine e 5 maschi) di età compresa tra i 13 e i 60 anni. Il fenomeno era più pronunciato negli individui più giovani. Dopo aver identificato con metodi istochimici e autofluorescenza l’emoglobina e i suoi derivati come i pigmenti più probabilmente responsabili del processo, gli Autori hanno ipotizzato che i pink teeth possano essere considerati degli analoghi delle ipostasi. Questi dati sono coerenti con precedenti studi che individuavano nella diffusione del sangue nella polpa nei tubuli dentinali la causa della colorazione rosa dei denti.
In un recente studio su 68 casi, non sono state osservate differenze significative nella comparsa dei denti rosa in base al sesso, all’età o al luogo di ritrovamento dei cadaveri, mentre sembrerebbe che il suo sviluppo sia più strettamente legato a fattori ambientali e allo stato di decomposizione (Saki Minegishiet al., 2022a).
Per esempio, nei cadaveri esumati dopo un lungo periodo di sepoltura sono stati spesso osservati i denti rosa, soprattutto quando l’ambiente era umido; un’ipotesi è che il lento processo di decomposizione in questi casi possa aver favorito la graduale diffusione dell’emoglobina nella dentina, portando alla caratteristica colorazione (Minegishi, Utsuno et al., 2022).
Si possono proporre diverse ragioni per la mancanza di una forte correlazione tra denti rosa e specifiche cause di morte:
- Variabilità individuale: ogni cadavere è un caso a sé: la peculiarità dei singoli casi in termini di decomposizione, struttura ossea e dentale ecc può portare alla incostante manifestazione dei denti rosa.
- Eterogeneità nel disegno degli studi: molti lavori sono costituiti da case report o serie di casi di piccole dimensioni, spesso privi di metodologie o criteri standardizzati per la diagnosi e la classificazione del fenomeno. Ciò rende difficile confrontarne i risultati e stabilire una relazione definitiva di causa-effetto.
- Interazioni complesse: l’interazione tra fattori ambientali, cause di morte e cambiamenti post mortali è probabilmente più complicata di quanto attualmente si comprenda.
Tenuto conto di questi limiti, i pink teeth possono comunque darci qualche informazione importante in ambito forense:
—- Stima dell’intervallo post mortem: Gli studi disponibili suggeriscono che la colorazione rosa compare indicativamente almeno 2 settimane dopo la morte;
—- Indicatori ambientali: I denti rosa sono fortemente legati a specifiche condizioni ambientali, come l’immersione in acqua o la sepoltura in terreno umido. Ciò può essere utile per ipotizzare l’ambiente di esposizione del cadavere, soprattutto nei casi in cui si sospetta che questo possa essere stato spostato dopo il decesso.
Per leggere un’ottima review sull’argomento clicca qui: Forensic significance of postmortem pink teeth: A narrative review