Recenti studi hanno evidenziato la possibilità, attraverso l’esecuzione di test di laboratorio, di poter giungere ad una diagnosi oggettiva di una tipica patologia psichica secondaria ad eventi traumatici, che i medici legali conoscono bene ovvero il Disturbo Post traumatico da Stress (PTSD)
Pubblichiamo, qui, sotto una breve sintesi di una segnalazione operata da Anthony L. Komaroff, MD, professore di Medicina all’Harvard Medical School, Founding Editor del NEJM Journal Watch General Medicine, che si riferisce ad un recente importante articolo: Dean KR et al. Multi-omic biomarker identification and validation for diagnosing warzone-related post-traumatic stress disorder. Mol Psychiatry 2019 Sep 10 che qui potete scaricare
Le scienze omiche
Va premesso che si definiscono scienze omiche quelle discipline che utilizzano tecnologie di analisi che consentono la produzione di informazioni (dati), in numero molto elevato e nello stesso intervallo di tempo, utili per la descrizione e l’interpretazione del sistema biologico studiato (genomica, metabolomica, proteomica ecc…)
La ricerca
Una serie di 28 biomarcatori potrebbe aiutare nella diagnosi del disturbo post-traumatico da stress.
E’ noto che per eseguire una diagnosi di disturbo da stress post traumatico (PTDS) i sintomi auto- riportati, rappresentano l’unica metodica in uso. A causa dello stigma percepito, i pazienti a volte non cercano aiuto (in questo modo non si riesce ad arrivare ad una diagnosi precisa e definitiva); al contrario – – come accade spesso in casi di valutazione medico-legale – alcuni pazienti riferiscono sintomi per acquisire benefici (in questo caso la diagnosi è confusa da un’eccessiva quantità di sintomi).
Nell’ultimo decennio, sono state sviluppate tecnologie che consentono la misurazione di migliaia di molecole di vari tipi (“multi-omiche”) a livello ematico, nella speranza di trovare “impronte digitali” oggettive di malattie specifiche. Il DPTS potrebbe essere suscettibile di una valutazione multi-omica obiettiva?
COMMENTO
Sono stati raccolti dati multi-omici da 77 pazienti provenienti da aree sottoposte ad azioni di guerra con PTSD confermato e da 74 controlli non PTSD esposti alla medesima situazione stressante. Nei soggetti selezionati è stata testata una combinazione di 28 biomarcatori di vari tipi (classici esami di laboratorio; metaboliti; DNA; segni di metilazione; microRNA; proteine e la frequenza cardiaca, unica metodica fisiologica) per diagnosticare il PTSD. Questo “panel” di marcatori è stato utilizzato su un nuovo campione di validazione indipendente di 26 casi e 26 controlli. Si è raggiunta una sensibilità dell’85%, una specificità del 77% e una precisione dell’81% per l’identificazione dei casi di PTSD.
Tali test multi-omici probabilmente svolgeranno un ruolo sempre più importante nel favorire la diagnosi e la prognosi di varie condizioni. Questo metodo potrebbe avere un valore rilevante nell’ambito di condizioni definite principalmente o esclusivamente da sintomi auto-riportati, come nell’ambito PTSD. Tuttavia, a causa delle sue dimensioni ridotte, questo studio dovrebbe essere considerato soltanto come preliminare. Se tali misure multi-omiche diventeranno più solide, la domanda la domada farsi è questa: questi test laboratoristici serviranno a modulare il trattamento e determinare la prognosi rispetto agli attuali approcci convenzionali alla diagnosi?
E’ chiaro che lo sviluppo di queste nuove tecnologie porterà alla medicina legale dati maggiormente oggettivi per giungere a diagnosi più certe e meno condizionate dal riferito del paziente.