Per tutti coloro che presto visiteranno Catania in occasione dell’atteso Congresso SIMLA ripercorriamo la città seguendo l’itinerario tracciato dai luoghi che si legano al ricordo del maestro Vincenzo Bellini.
La sepoltura
Si narra che la sua morte sconvolse i catanesi che, vestiti a lutto, intervennero spontaneamente alla rappresentazione della Norma presso il Teatro Comunale, parato con drappi neri, applaudendo l’opera e piangendo per l’enorme perdita
A Vincenzo Bellini, deceduto a Parigi il 23 settembre 1835, furono riservati funerali davvero maestosi anche grazie al personale impegno profuso da Rossini. Le esequie si svolsero il 2 ottobre nella Cappella degli Invalidi, ove fu eseguita la Messa da Requiem di Cherubini e altre musiche dello stesso Bellini. Da qui la salma prese la via del Pere Lachaise, il famoso cimitero parigino, dove rimase fino al 1876 , quando finalmente le spoglie del maestro fecero ritorno nella sua città natale, eccezionalmente trasportate dalla Carrozza del Senato, per essere accolte nella Cattedrale di Sant’Agata.
Al sommo maestro fu tributato un imponente monumento funebre realizzato dallo scultore Giovan Battista Tassara. Nell’opera è riprodotta la figura di un angelo intento a deporre sul sepolcro una corona d’alloro ed una lira. Sulla base dell’arca è incisa la frase tratta dalla Sonnambula
Ah! Non credea mirarti sì presto estinto o fior”.
Nella cattedrale, tra i gioelli di cui è adorna la statua dedicata a Sant’Agata, ha trovato posto la medaglia della Legion d’Onore della quale Bellini era stato insignito pochi mesi prima della morte.
La casa natale
Bellini riposa così nella città dove era nato nel 1801 a poche centinaia di metri dalla casa natale, Palazzo Gravina Cruyllas, in Piazza Francesco d’Assisi. La casa, dichiarata monumento nazionale nel 1923 con Decreto di Re Vittorio Emanuelle III, ospita oggi il Museo Civico Belliniano nelle cui sale sono esposti gli oggetti appartenuti in vita a Bellini ed alla sua famiglia nonchè libri, manoscritti, ritratti, fotografie antiche di Catania. E’ qui che si trova, per chi ne avesse curiosità, la documentazione originale della morte di Vincenzo Bellini a Puteaux e, soprattutto la maschera di cera con il calco del suo volto della quale vi racconteremo in un prossimo articolo.
Il Teatro Massimo Vincenzo Bellini
Quando nel 1812 che venne posta la prima pietra di quello che, nelle intenzioni dei catanesi, doveva essere il “Gran Teatro Municipale”, Bellini era dunque ancora un bambino. Ad avviare i lavori fu l’architetto Salvatore Zahra Buda in piazza Nuovaluce, di fronte al monastero di Santa Maria di Nuovaluce, proprio nell’area dell’attuale teatro. Ad ostacolare la realizzazione del progetto intervennero vari problemi e servirono molti anni perchè la progettazione del teatro potesse riprendere, questa volta affidata all’architetto Andrea Scala. Le controversie sulla collocazione del teatro si protrassero per qualche tempo e fu solo nel 1890 che, anche grazie alla collaborazione dell’architetto Carlo Sada, l’opera giunse finalmente a compimento.
Il nuovo teatro cittadino, in stile neobarocco, fu inaugurato il 31 maggio 1890 con la rappresentazione di Norma, il capolavoro del grande compositore catanese al quale fu intitolato.
Il teatro è reso maestoso dai bellissimi affreschi del pittore Ernesto Bellandi che rappresentano le allegorie delle maggiori opere del Bellini: Norma, La sonnambula, I puritani e Il pirata. Nell’immagine centrale, vestito di blu, è raffigurato lo stesso Bellini.
Oltre ad una superba estetica, il teatro è famoso per la sua acustica perfetta che non solo dipenderebbe dalla particolare conformazione a ferro di cavallo e dalle numerose decorazioni a basso rilievo che ne ricoprono tutte le pareti, ma soprattutto dalla specialissime caratteristiche geologiche dell’area sulla quale è stato costruito. Il teatro sorge infatti su un terreno sovrastante una colata lavica preistorica e sotto di esso scorre un fiume sotterraneo, l’Ameneo, sepolto da un’eruzione dell’Etna del 1669.
Anche la piazza antistante il Teatro, con al centro la Fontana dei Delfini, è intitolata al maestro catanese.
Il monumento a Vincenzo Bellini
Nel 1882 la città di Catania decise di far erigere un monumento per celebrare l’illustre compositore del quale si approssimavano i 50 anni dalla morte. L’opera fu affidata allo scultore Giulio Monteverde ma, così come accaduto per il teatro cittadino, anche in questo caso la collocazione del monumento sollevò numerose polemiche che furono risolte senza che si giungesse ad un qualche accordo ma semplicemente posizionando la statua nel cuore della notte in piazza Stesicoro, dove ancora oggi può essere ammirato.
Il basamento è costituito da una sorta di piramide formata da sette gradini, tanti quante sono le note musicali. Su di esso campeggia la figura di Bellini seduto su una sedia e su lati quattro statue ricordano le sue opere più celebri: I Puritani, La Sonnambula, I Pirati, Norma.
Villa Bellini
Concludiamo il percorso con una vera oasi di pace che certamente il compositore avrebbe molto apprezzato. Il Giardino Bellini (o Villa Bellini) è uno dei due giardini più antichi e uno dei quattro parchi principali di Catania.
In origine il giardino era appartenuto al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari che, da vero appassionato, lo aveva arricchito di una ricca e curatissima vegetazione che incorniciava fontane, labirinti, cascatelle e statue. Dopo la sua morte il giardino cadde nell’abbandono fino al 1877 quando la città di Catania si fece carico del ripristino e dell’ampliamento.
Nel 1866, ai piedi della collina sud, sul lato di via Etnea, fu posto il busto di Vincenzo Bellini, a cui è dedicato il giardino. Negli a seguire nel giardino troveranno posto i busti commemorativi molti altri catanesi illustri.
Buon soggiorno a Catania!