Introduzione
Il problema della sostenibilità, quando si parla del sistema “risarcimento del danno a persona”, è un tema sempre più caldo. Ma sono i tecnici operanti al suo interno i responsabili di un possibile crollo? Cerchiamo di rispondere a questa domanda anche alla luce dell’introduzione delle nuove tecnologie.
Risarcimento del danno, sistema assicurativo e sostenibilità
Siccome è Natale, forse nel silenzio delle brevi e meritate vacanze che ci aspettano, qualcuno avrà tempo per fermarsi a pensare fuori dal vortice dei quotidiani impegni lavorativi.
Cerco di fornire qualche spunto di riflessione non proprio festivo perché il tema che intendo affrontare riguarda il sistema del risarcimento del danno a persona e del rapporto tra questo e la componente assicurativa che, peraltro, oggi, nell’ambito delle problematiche relative alla responsabilità professionale medica, interessa direttamente anche la finanza pubblica e quindi tutti noi.
Per quanto riguarda i valori economici in gioco sappiamo che, nel nostro Paese, i risarcimenti da ricondursi al danno non patrimoniale per i singoli soggetti lesi e che derivano dai decessi prodotti da terzi in forma di danno da perdita parentale, sono superiori alla media europea in alcuni casi in modo notevole. Sappiamo anche che, al contrario, i risarcimenti per i macrodanni in Europa sono di gran lunga superiori a quelli che vengono concessi in Italia anche se frequentemente erogati in forma di rendita.
Di fronte a questo panorama, assicuratori e anche alcuni esponenti dell’establishment culturale legale, paventano, ormai da anni, il rischio che il sistema collassi o che, comunque, la sostenibilità dello stesso sia minata da risarcimenti concessi in eccesso e mal distribuiti con conseguente penalizzazione dei danneggiati più gravi.
Sul banco degli imputati, quali colpevoli di questo stato di cose, ci sarebbero fallaci giudizi medico-legali ed una giurisprudenza del tutto incurante della tenuta del sistema che amplificherebbe i risarcimenti anche individuando sempre nuove forme di danno a persona tanto da far invocare “un principio di sostenibilità delle decisioni giudiziarie”.
Chi è il custode della sostenibilità di un sistema
È del tutto ovvio che se si chiede sostenibilità ai Giudici altrettanto la si dovrebbe chiedere agli altri protagonisti tecnici della valutazione del danno quindi persino a noi medici-legali ovvero: cercate tutti di prendere decisioni che non minino alla base il sistema.
Se, però, la sostenibilità è un problema mi pare che invocare decisioni tecniche diverse, le sentenze non son altro che queste – almeno si spera – e atte a sostenere un sistema che deve bilanciare diritti garantiti dalla Legge con giusti profitti che garantiscano la sua sopravvivenza, non sarebbe più corretto rivolgersi alla politica che dovrebbe essere il garante di tutti i protagonisti del “circus” del risarcimento del danno (vittime, assicurazioni, sistemi risarcitori pubblici).
E questo, almeno in parte, la politica l’ha già fatto se oggi abbiamo un sistema agevolato per il debitore in ambito responsabilità medica e RC auto.
Se non basta – e se le ragioni di coloro che paventano un collasso sono reali dal punto di vista finanziario e non sono io certo che posso determinarlo per mancanza di dati e competenze – dovrà intervenire il legislatore con le modalità che riterrà più opportune.
Mi pare però che invocare un’attenzione alla sostenibilità da parte di decisori tecnici quali i giudici sia errato dal punto di vista culturale e, almeno per me, preoccupante complessivamente per l’intera attività medico-legale.
Questo perché la nostra operatività, che obbligatoriamente deve sfuggire all’entità del risarcimento che da questa deriva, non può, comunque, sottostare a possibili aspetti positivi finanziariamente per il sistema assicurativo soprattutto in relazione all’introduzione delle nuove tecnologie.
Nuove tecnologie e sostenibilità
Faccio un esempio di una situazione non futuribile. Una importante compagnia assicurativa, è notizia reale, sta sperimentando la cosiddetta “visita telematica” per la valutazione dei postumi. Senza addentrarmi su altre problematiche di tipo giuridico (privacy?) è chiaro che l’introduzione da parte del richiedente assicurativo di un simile approccio è legato ad una complessiva riduzione delle spese se si vuole anche da parte del danneggiato che non è più costretto a muoversi verso lo studio del medico fiduciario incaricato della visita. Risultato: maggiore sostenibilità complessiva per il sistema.
Non so se perché son vecchio o semplicemente perché amo il mio mestiere, non posso che considerare tutto questo come un’immane scemenza e il collega che si presta a questi giochetti come un “Dott. Tersilli telematico” (se i più giovani non sanno chi sia si guardino “Il medico della mutua” con Alberto Sordi che visitava a distanza i pazienti ponendo il telefono sull’addome perché aveva troppo da fare). E per quelli che dicono “Ah ma sarà solo per le micropermanenti” consiglio di cambiar mestiere in fretta ma molto in fretta e non sto nemmeno a spiegare perché.
IA, valutazione e risarcimento del danno
Ora se il futuro è qui – e lo è o, quanto meno, è a un passo da esserlo – bisogna o meno preoccuparsi dell’Intelligenza Artificiale che sembra prossima ad entrare con forza nel mondo del risarcimento del danno?
In linea teorica assolutamente no, perché se funzionasse non sarebbe altro che la livella definitiva di ogni controversia non solo valutativa ma anche liquidativa tenendo conto che il coefficiente di difficoltà nell’individualizzazione di un valore percentuale relativo ad una menomazione è molto più alto e possiede molte più regole di quelle dettate dalla Legge e dalla Giurisprudenza che regolano la liquidazione del danno stante la meravigliosa complessità psico-fisica della macchina uomo.
Sì, mi si dirà, ma l’a macchina’IA è sempre governata dall’uomo che può individualizzarne il giudizio. Ma allora a che servirebbe la macchina se poi l’uomo può intervenire sovvertendone il risultato? L’uomo costruisce, sorveglia e alimenta con dati la macchina che impara ed emette sentenze in modo più rapido e con migliore accuratezza dell’uomo: se non fosse così a che servirebbe l’IA?
IA come migliore garante di diritti non come scorciatoia alla sostenibilità del sistema
Quindi nessuna pulsione “luddista” nell’utilizzo dell’IA nell’ambito della determinazione del risarcimento del danno alla persona.
Ma attenzione: solo se la macchina batte l’uomo in modo dimostrato ovvero se il suo giudizio è migliore di quello che oggi produciamo.
Questo perché se venisse utilizzata solo in quanto maggiormente funzionale al sistema e di conseguenza alla sua sostenibilità (ad esempio perché in grado di velocizzare le procedure o di eliminare una filiera produttiva costosa) allora sì che ci dovremmo preoccupare.
Non possiamo, infatti, dimenticare, solo per fare un esempio, che il numero che produciamo nella valutazione dei postumi permanenti quando si parla di danno biologico, serve per fare giustizia garantendo diritti – al debitore e al creditore – non sostenibilità. A quest’ultima ci deve pensare la politica che per quanto disprezzata dai più è ancora molto ma molto importante.
A noi tecnici spetta solo il rispetto della nostra scienza, della nostra etica e delle Leggi che regolano il nostro lavoro. E scusate se è poco.