Abstract
Il 10 dicembre è stata celebrata la Giornata internazionale dei Diritti dell’Uomo.
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Questa data è stata scelta per ricordare l’emanazione della risoluzione ONU 217 A, avvenuta appunto il 10 dicembre 1948, con la quale l’Assemblea Generale ha adottato la Dichiarazione Universale dei Diritti umani, ispirata dai grandi documenti costitutivi della storia dell’umanità, quali la Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 1776 e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino nata dalla Rivoluzione Francese.
Si tratta di un documento di straordinaria importanza in cui, per la prima volta vota nella storia moderna, sono dichiarati i diritti inalienabili dell’uomo ovvero i diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona in quanto essere umano, senza distinzione di razza, colore, religione, sesso, lingua, origine, nascita o opinioni.
La Dichiarazione è stata tradotta in 500 lingue e, nel tempo, molte delle clausole sancite dal documento hanno acquisito carattere giuridicamente vincolante e sono state assunte dai governi di tutto il mondo che si sono impegnati ad adottare misure e normative interne ad ogni singolo stato per la protezione dei diritti umani.
Alla Dichiarazione dei diritti umani si sono aggiunti numerosi documenti che vincolano giuridicamente i firmatari al loro rispetto:
- 1948 la Convenzione sul genocidio;
- 1950 la Convenzione Europea sui diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali;
- 1951 la Convenzione sui rifugiati;
- 1966 la Convenzione internazionale dei diritti civili e politici e la Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociale e culturali;
- 1984 la Convenzione contro la tortura.
Questa l’ossatura normativa a sostegno di diritti irrinunciabili che nessuno di noi vorrebbe violati ma che, come ancora le cronache odierne dimostrano, restano disattesi in troppe realtà. E non solo. Secondo il rapporto 2021-2022 di Amnesty International “[…] nel 2021 […] in 67 stati sono state introdotte nuove leggi per limitare le libertà di espressione, di associazione o di manifestazione […]” mentre in 85 stati è stato fatto uso eccessivo o non necessario della forza per disperdere proteste.
Mai come quest’anno dunque, fra guerre e proteste represse nel sangue, è importante tornare a riflettere sul dovere alla difesa dei “diritti dell’uomo” in tutte le sue forme: dalla tutela delle persone con disabilità, alla protezione di soggetti fragili come i bambini e gli anziani, i migranti alle persone che soffrono sotto la soglia di povertà, i profughi che fuggono dalla devastazione della guerra o le vittime di ogni sorta di abuso.
L’invito è a rileggere la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo per riflettere sul contributo che ognuno di noi, come singoli ma soprattutto come medici legali, può dare nella loro difesa per i quali, ad oltre 70 anni dalla emanazione della Dichiarazione, è ancora indispensabile lottare.
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