Nell’accompagnare i lettori di SIMLAWEB lungo la “Road to Catania” non poteva mancare l’omaggio ad uno dei figli più illustri di questa splendida città: il compositore Vincenzo Bellini.
Come d’abitudine su queste pagine tenteremo di far luce sulle tante ombre che ammantano di mistero la prematura morte del “Cigno” di Catania, avvenuta improvvisamente nel 1835, quando egli aveva solo 33 anni.
Bellini: la vita e gli amori
Vincenzo Bellini nasce a Catania il 3 settembre 1801 e, giovanissimo, si trasferisce a Napoli dove frequenta il Real Conservatorio. Le sue prime composizioni, e con esse la fama, nascono proprio nel periodo in cui è studente. Dal quel momento Bellini è in continua ascesa e, nel volgere di breve tempo, diventa uno dei personaggi più famosi di inizio ‘800. Bellini è sì molto amato dal suo pubblico ma è anche uno dei soggetti preferiti dei pettegolezzi salottieri. Oltre al clamore legato alla sua produzione musicale, l’interesse del pubblico trova infatti continui stimoli nelle numerose relazioni sentimentali che intrattiene con diverse donne, non disdegnando neppure quelle sposate.
Dopo il primo grande amore con Maddalena Fumaroli, osteggiato dal padre di lei – a lei Bellini si ispirerà nel comporre “Casta Diva”, la celeberrima aria della Norma – il compositore non esita di fronte alle lusinghe delle tante donne ammaliate dalla sua delicata bellezza – non a caso è soprannominato il “Cigno” – e dal romantico languore della sua musica. Tra queste ci sono Giuditta Pasta, tra le più famose cantanti liriche del momento, e la scandalosa nobildonna Giulia Phalen Samoyloff.
Saranno le controverse vicende legate ai queste relazioni amorose, ed in particolare quella con la contessa russa, a motivare il dubbio che Bellini possa essere stato ucciso da una donna tradita.
Chi è Giulia Phalen Samoyloff
Figlia naturale di Alessandro I ed amante dello zar Nicola, la giovane russa giunge a Milano all’età di 30, già vedova del Conte Samoyloff. Milano è la città che lo Zar Nicola sceglie per allontanare dalla vita di corte la figura ormai scomoda di Giulia. La affida così ad una della famiglie più blasonate della città, i conti/duchi Litta, perchè la introducano in società.
Giulia sceglie come sua dimora un palazzo nobiliare al n. 1531 [ora n. 20] di via Borgo Nuovo. Qui realizza un piccolo teatro nel quale si esibiscono per lei i più importanti artisti del momento, da Franz Listz a Giuditta Pasta. Va oltre organizzando feste faraoniche, dall’incredibile frequenza, senza badare a spese per appagare ogni suo desiderio. Ricchissima, bellissima ed eccentrica, Giulia non fatica certo ad affascinare il bel mondo e un numero enorme di corteggiatori, meritandosi l’appellativo di “polledra ardente“.
Tra i tanti c’è anche Vincenzo Bellini che con lei vive una appassionata relazione. E’ a lei che Bellini dedica l’opera Bianca e Ferdinando. Tuttavia, per quanto intensa, la passione del volubile Bellini per Giulia svanisce rapidamente e presto l’abbandona per Giuditta Turina, una donna già sposata. E’ un nuovo scandalo che anima i salotti e Bellini ripara a Parigi.
Giulia, apparentemente, non si scompone e nel volgere di poco a prendere il posto di Bellini è un altro musicista catanese, Giovanni Pacini.
Tuttavia questa vicenda non deve certo essersi risolta pacificamente poiché è noto che, qualche tempo dopo, sarà proprio Giulia ad ingaggiare il pubblico che fischierà sonoramente la prima della Norma alla Scala, decretandone il totale insuccesso.
Giulia Samoyloff una serial killer?
Lo scalpore per la vicenda della Norma non è ancora sopito quando Bellini muore del tutto inaspettatamente all’età di soli 33 anni. La correlazione con la figura di Giulia è scontata, anche perché la donna è già associata ad alcune morti sospette. Su di lei pende infatti il sospetto per la morte del primo marito, il conte Samoyloff, deceduto prematuramente in strane circostanze, lasciandola vedova ricchissima. Alcuni anni più tardi a moririe a pochi giorni dal matrimonio, fu il baritono Pery. La causa della morte una indigestione di frutta, cosa quest’ultima che permise a qualche buontempone milanese di coniare il detto “Pery perì per i peri”!
Gli ultimi mesi a Puteaux
l’affascinate l’ipotesi che la contessa russa possa essere la mandante dell’avvelenamento di Vincenzo Bellini non è il solo aspetto di mistero ad alimentare l’interesse per la morte del compositore.
Decisamente più inquietanti e difficili da spiegare appaiono ancora oggi le vicende che si svolgono nella villa di Puteaux dove Bellini trascorre l’ultimo periodo della sua vita.
Nella primavera del 1835 Bellini accetta infatti l’invito dei Levy, una coppia di amici inglesi, che lo accolgono nella loro villa di Puteaux, in riva alla Senna appena fuori Parigi.
Qui Bellini continua a comporre vivendo nel più assoluto isolamento.
Il soggiorno si prolunga e nello scambio epistolare con l’amico Florimo è chiaro che tra i motivi che lo trattengono fuori Parigi c’è anche una salute malferma.
Cronologia dei fatti:
- il 18 agosto 1835 è ospite della famiglia Zimmermann e compone un canone a quattro canne per il suo ospite. Questa è la sua ultima produzione musicale.
- il 4 settembre , nella lettera indirizzata all’amico Florimo, precisa che negli ultimi tre giorni era stato leggermente ammalato di diarrea: “ma sta migliorando e credo che stia per finire“. Aggiunge, tuttavia, di avere ancora un leggero mal di testa. Nella lettera non è contenuto alcun riferimento alle cure in atto o alla presenza di un medico.
- l’11 settembre si reca a visitare il malato il barone Aymé d’Aquino il giovane membro di una famiglia di diplomatici del Regno di Napoli che lo trova a letto con una leggera dissenteria; gli consiglia di tornare a Parigi per un consulto medico ma Bellini respinge il suggerimento. Secondo la testimonianza del barone Aymé d’Aquino, i Levy tengono Bellini prigioniero rifiutando l’accesso ai visitatori che desiderano vederlo e di controllare il suo stato di salute. All’incontro presenzia l’enigmatica Madame Levy, che rimprovera Bellini, come se fosse un bambino, intimandogli di riposo assoluto, senza ricevere visite. Turbato da questo incontro insolito, d’Aquino ne riferisce a suo zio, il compositore Carafa.
- Il giorno seguente, il 12 settembre, d’Aquino torna di nuovo a bussare alla porta di casa Levy in compagnia di Mercadante ma ad accoglierlo c’è il giardiniere Hubert che gli vieta di entrare.
- Il 14 settembre è lo stesso Carafa che si reca alla villa di Puteaux e trova Bellini costretto a letto.
- il 23 settembre,sulla strada per Rueil, D’Aquino passa nuovamente dalla villa dei Levy : il giardiniere gli vieta di entrare.
- quella stessa sera, ritornando a cavallo verso Parigi, D’Aquino si accorge di che il cancello della proprietà è aperto e ne approfitta per entrare. L’interno della casa è silenzioso e deserto. Al secondo piano, Bellini è disteso sul suo letto: è morto. Quando il giardiniere riappare con le candele in mano, i Levy sono già a Parigi.
Bellini muore così, a soli 33 anni, dal solo, senza la consolazione di una persona cara e senza assistenza medica degna di questo nome.
Ma cos’è ad ucciderlo?