E’ da qualche tempo disponibile presso tutte le librerie il nuovo libro del Prof. Adolfo Ceretti: “Il diavolo mi accarezza i capelli. Memorie di un criminologo, Il Saggiatore, Milano, 2020″.
L’autore
Adolfo Ceretti è Professore Ordinario di Criminologia presso l’Università di Milano Bicocca e Vicepresidente della Società Italiana di Criminologia affiliata a SIMLA
Pubblichiamo qui sotto una recensione del libro di cui è autrice la Prof.ssa Isabella Merzagora, Presidente SIC e nostra Socia.
La recensione
Nel suo libro “Il diavolo mi accarezza i capelli. Memorie di un criminologo” Adolfo Ceretti mi chiama sua “sorella di cattedra”, ed effettivamente nel leggerlo mi sono accorta di tanti parallelismi esistenziali e formativi, a partire dalla tata di lingua tedesca (non indispensabile comunque per diventare criminologi), e poi cose un po’ più pregnanti come l’aver cominciato entrambi la tesi con Guido Galli -ucciso da terroristi nel 1980 proprio nei locali dell’Università- che insegnava e trasmetteva contenuti etici oltre che criminologici, e l’avere condiviso gli insegnamenti di Gianluigi Ponti.
Giusto, quindi, che sia io a farne la recensione, e giusto soprattutto perché faccio (“faccio” o “sono”?) il criminologo.
Perché i medici-legali dovrebbero leggere questo libro
Ed è giusto anche che siano coloro che appartengono all’ampia famiglia dei Medici Legali a leggerlo, perché i criminologi fanno appunto parte di quest’ampia famiglia e perché il libro offre numerosi e buoni esempi dell’attività del criminologo, ancorché di un criminologo non comune, che per esempio viene convocato e ascoltato al Congresso delle Nazioni Unite nell’ambito della sua attività nella mediazione dei conflitti e della Restorative Justice, da lui sperimentata in Sudafrica, che per esempio ancora nel 2017 entra a far parte della Commissione di riforma dell’ordinamento penitenziario e delle misure di sicurezza personali.
Autori e vittime, dunque sono anche per noi il nostro “oggetto”.
Il “perché” del crimine
Nel libro si spiega pure l’attività più “quotidiana” del criminologo, quale quella della valutazione psicopatologica degli autori di reato, in casi più o meno famosi.
In sintesi, si racconta che il criminologo si occupa del “perché” del crimine, e non del “come” viene commesso, mantenendo un atteggiamento per quanto possibile empatico, non giudicante, non di pregiudizio, che non divide in modo preconcetto un “noi”, buoni e giusti, da un “loro”.
Non a caso Ceretti fa parte, assieme a me e ad alcuni altri, della corrente della Human Criminology, che si occupa dei casi in cui intere popolazioni commettono crimini anche se con i crismi della legalità –come nel caso dei genocidi-, in cui le leggi vengono applicate in modo discriminatorio, in una parola: dei diritti umani.Gente versatile i criminologi.