Parliamo di cardiomiopatia obesità-correlata (Obesity CardioMyopathy, OCM), che può essere causa di morte improvvisa.
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- Obesity cardiomyopathy could contribute to sudden cardiac death: a Japanese epidemiological morphological study.
- Obesity Cardiomyopathy in Sudden Cardiac Death: A Distinct Entity? A Comparative Study.
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Epidemiologia dell’obesità in Italia
Secondo il Ministero della Salute, a livello mondiale la prevalenza dell’obesità è in costante e preoccupante aumento, non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-medio reddito.
In Italia, i dati della sorveglianza PASSI, aggiornati al 2022-2023, mostrano che 3 adulti su 10 sono in sovrappeso (con BMI compreso fra 25 e 29,9) e uno è obeso (IMC ≥30).
L’eccesso ponderale è più frequente al crescere dell’età, fra gli uomini rispetto alle donne, fra le persone con difficoltà economiche e fra le persone con un basso livello di istruzione.
I dati del sistema di sorveglianza PASSI d’Argento, sulla popolazione con > 65 anni, stimano che il 41% degli ultra 65enni sia in sovrappeso e il 15% obeso.
Cardiomiopatia legata all’obesità: che cos’è?
Gli studi epidemiologici documentano che il rischio di sviluppare un’insufficienza cardiaca è aumentato di >30% nei soggetti obesi e che le comorbidità legate all’obesità (ipertensione arteriosa, malattia coronarica, diabete) da sole non giustificano questo incremento del rischio e, soprattutto, non sempre sono presenti nei casi di morte improvvisa nei soggetti obesi. L‘obesità sembra quindi essere un fattore di rischio indipendente.
Nel corso del tempo vari ricercatori hanno cercato di definire ontologicamente ed eziologicamente l’effetto dell’obesità sul cuore, mettendone in luce aspetti sempre nuovi.
La cardiomiopatia obesità-correlata (OCM) – detta anche cardiomiopatia lipotossica o steatosi cardiaca – è stata descritta fin dal XVIII secolo, quando per la prima volta furono messi in correlazione l’obesità, il deposito di grasso epicardico e la morte improvvisa.
Circa un secolo dopo, la Letteratura di settore si era arricchita di sempre più solide evidenze. Nel 1983 il Framingham Heart Study ha ulteriormente consolidato questo legame, dimostrando che l’obesità è un fattore di rischio indipendente per l’insufficienza cardiaca ed evidenziando i suoi effetti dannosi sulla funzione ventricolare.
Nel 2016 l’American Heart Association tramite un Scientific Statement ha definito l’obesità come potenziale causa di disfunzione cardiaca, classificando l’OCM come un sottotipo di cardiomiopatia dilatativa ad eziologia endocrina o metabolica.
Una definizione elusiva
Nonostante il riconoscimento della OCM come entità nosologica, non è stata ancora coniata una definizione univoca. Esistono infatti ancora diverse definizioni, tra cui le più utilizzate sono rappresentate dal fatto che la OCM sia:
- una cardiomiopatia dilatativa non ischemica derivante dall’effetto tossico diretto dell’accumulo di lipidi nelle cellule miocardiche;
- un quadro patologico caratterizzato da dilatazione del ventricolo sinistro, ipertrofia eccentrica o concentrica del ventricolo sn, disfunzione sistolica e diastolica del ventricolo sn, disfunzione del ventricolo destro;
- un disturbo cardiaco caratterizzato da una disfunzione del ventricolo sn clinicamente dimostrabile, che non può essere spiegata da una cardiopatia strutturale o dall’ipertensione sistemica.
Effetti dell’obesità sulla funzione cardiaca
Tuttavia, la spiegazione di come l’obesità isolata possa essere una causa diretta di cardiomiopatia non è ancora del tutto chiara. Alcuni studi hanno proposto che esista un effetto tossico diretto dell’eccessivo accumulo adiposo su entrambi i ventricoli, altri che nel soggetto obeso l’aumento del volume di sangue circolante e della gittata cardiaca possano favorire l’instaurarsi di una riduzione della funzionalità cardiaca.
Gli studi più recenti
Westaby e colleghi 2023
Nel 2023 uno studio autoptico retrospettivo britannico ha definito l’OCM come ipertrofia cardiaca senza causa alternativa specifica (come ipertensione, diabete mellito o malattia valvolare) in pazienti con obesità e ne ha ipotizzato la prevalenza: su 6.457 casi analizzati di morte cardiaca improvvisa, lo 0,8% è stato attribuito a OCM.
Sulla base di questo studio, l’OCM con morte improvvisa si verifica prevalentemente in individui con un BMI >35 kg/m2. Le vittime sono più comunemente maschi, e questi muoiono in età più giovane rispetto alle femmine.
La patologia è caratterizzata da ipertrofia biventricolare e dilatazione atriale. Microscopicamente in una minoranza di casi è presente anche fibrosi miocardica. I ricercatori hanno ipotizzato che l’ipertrofia ventricolare sia conseguenza dell’aumento del volume ematico e dell’insufficienza delle sezioni sinistre o, ancora, dalla coesistenza di apnee notturne e ipertensione polmonare.

Kaimori e colleghi 2024
Nello studio del 2024 di Kaimori e colleghi sono stati analizzati 294 casi forensi, tra i quali il 6% (19 casi) presentavano obesità e ipertrofia cardiaca di eziologia sconosciuta: questo gruppo, identificato come soggetti con OCM, è stato confrontato con due ulteriori gruppi, uno di soggetti obesi e uno di soggetti normopeso.
I ricercatori osservarono che i cuori con OCM avevano un aspetto più “globoso” rispetto a quello dei gruppi di controllo, in maniera simile a quanto apprezzabile nelle cardiomiopatie dilatative. Inoltre, era osservata una ipertrofia particolarmente evidente a carico della parete di efflusso del ventricolo dx rispetto ai cuori di controllo.
Questi alterazioni morfologiche potrebbero derivare dalle anomalie emodinamiche che si instaurerebbero nei soggetti obesi, per aumento della gittata cardiaca e incremento della pressione intratoracica con conseguente ipertensione polmonare.
Infine, il deposito di tessuto adiposo epicardico era più evidente a livello della parete posteriore del ventricolo sn e della parete anteriore/laterale del ventricolo dx per il gruppo OCM rispetto agli altri due gruppi. Anche questa alterazione potrebbe essere dovuta ad un aumento delle pressioni polmonari e potrebbe essere una della cause di dilatazione e disfuzione cardiaca nei soggetti con OCM, oltre che un fattore favorente le morti improvvise, in considerazione della aritmogenicità del grasso epicardico.
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute globale e conoscerne le sue complicanze, anche dal punto di vista patologico forense, appare ad oggi fondamentale.