Non c’è nulla di più rilassante che camminare ascoltando musica: i pensieri ed il passo si coordinano a ritmo permettendo di dare nitidezza agli eventi della giornata o di insinuare preziosi dubbi su certezze dalle fondamenta scricchiolanti. La playlist, rigorosamente in selezione casuale continua, trova la canzone perfetta per quel momento.
Non so che pensieri abbiate voi, ma io penso alla Medicina Legale per più del 50% della mia giornata, dedicandole con passione tutti gli aspetti del mio esistere (un centro di gravità permanente). Perché, a mio parere, la Medicina Legale non permette un vero distacco, non permette una depersonalizzazione della prestazione; ogni relazione, ogni consulenza tecnica, ogni colloquio richiede la costante messa a confronto con i propri valori, con le proprie prospettive ed opinioni in un continuo esercizio di onestà intellettuale con noi stessi.
In questa rubrica vorrei proporvi alcuni spunti medico-legali tratti da canzoni che non hanno la pretesa di rappresentare il pensiero dell’autore o una lettura condivisa di messaggi, ma squisitamente la mia personale percezione, con tutto il bagaglio di bias conseguente, nel tentativo di fornire piccoli angoli di riflessione e confronto e nella speranza di contribuire – con un granello di sabbia – alla democrazia delle opinioni.
E poi non sopporto chi sente le canzoni senza ascoltare il testo.
“Un medico” di Fabrizio De André (1971)
La vocazione
Come non iniziare dal mio poeta preferito (e ve ne accorgerete).
Da bambino volevo guarire i ciliegi quando rossi di frutti li credevo feriti .La salute per me li aveva lasciati coi fiori di neve che avevan perduti. Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco. Per questo giurai che avrei fatto il dottore. E non per un Dio, ma nemmeno per gioco. Perché i ciliegi tornassero in fiore. Perché i ciliegi tornassero in fiore …”
In questo testo dapprima troviamo l’elemento certamente necessario e non saprei se sufficiente per fare un lavoro particolare, complesso e spesso totalizzante come quello del Medico Legale: la vocazione! Che certo non può essere per gioco e che difficilmente può essere per un Dio, tenuto conto delle molte resistenze culturali e religiose rispetto all’effettuazione delle autopsie.
Nei momenti più difficili mi aggrappo alle motivazioni che mi hanno portato a questa scelta e trovo il coraggio per proseguire: “perché i ciliegi tornassero in fiore”.
Una prestazione “non sanitaria”
“… E quando dottore lo fui finalmente. Non volli tradire il bambino per l’uomo. E vennero in tanti e si chiamavano “gente”. Ciliegi malati in ogni stagione. E i colleghi d’accordo, i colleghi contenti. Nel leggermi in cuore tanta voglia d’amare. Mi spedirono il meglio dei loro clienti. Con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale. Ammalato di fame, incapace a pagare. E allora capii, fui costretto a capire. Che fare il dottore è soltanto un mestiere. Che la scienza non puoi regalarla alla gente. Se non vuoi ammalarti dell’identico male. Se non vuoi che il sistema ti pigli per fame. E il sistema sicuro è pigliarti per fame. Nei tuoi figli, in tua moglie, che ormai ti disprezza …”
Nella seconda parte troviamo l’amara rivelazione dell’essere un medico che, spesso, fornisce prestazioni cosiddette non sanitarie (+ IVA).
Il dibattito è apertissimo: sulla folle disparità di onorario tra prestazioni fornite alla Procura, prestazioni fornite al Tribunale, prestazioni fornite alle assicurazioni, prestazioni fornite ai privati cittadini e così via. Mi chiedo: davvero nello stesso caso la mole di lavoro cambia a seconda della parte a cui fornisci supporto tecnico? Davvero il compenso dipende dalla dimensione economica del risarcimento? E’ possibile che un CT di parte resistente abbia un onorario a tariffe standard che si basano sul riconoscimento in CTU del danno (in parole povere se vince la CTU o se riconoscono un danno basso, è pagato di meno)? Non sono affatto convinta. Ma intanto ho continuato a fare i turni per la Procura (con i 387,36 euro per Autopsia Giudiziaria) perché nel mio cuore si legge ancora tanta voglia d’amare … anche se la mia famiglia potrebbe iniziare ormai a disprezzarmi.
Il reato
… Perciò chiusi in bottiglia, quei fiori di neve. L’etichetta diceva, elisir di giovinezza …”
Ed ecco che arriva il reato: oggi questo Medico non sarebbe stato condannato in penale: il suo CTP avrebbe sottolineato come su Pubmed il “Cherry Blossom Extract”, derivato principalmente dal Prunus Yedoensis, compare in ben 49 lavori ed è dimostrato il suo effetto anti-età sulla pelle attraverso la riduzione dello stress ossidativo e delle lesioni da raggi UVB (in effetti i lavori che parlano di questo sono solo 5 – negli altri compare come test per la diagnosi di allergie, per la commistione tra il vino di ciliegie e la cannabis e perché pare che ci sia un pericoloso fungo che sta attaccando le piante di ciliegio per il mondo). Sempre da CTP si potrebbe far notare anche che oggi è possibile acquistare il prodotto on-line (anche se su siti curiosi) e che non emerge agli atti l’analisi tossicologica della sostanza.
… E un giudice, un giudice con la faccia da uomo. Mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione. Inutile al mondo ed alle mie dita …”
Insomma, quel Giudice con la faccia da uomo oggi avrebbe preso una bella cantonata, perché – come tutti sappiamo – non è punibile chi commette un fatto non costituente reato, nella supposizione erronea che esso costituisca reato. Quando vorresti truffare, ma non ti riesce bene neanche quello!
Noi e le notizie
“… Bollato per sempre truffatore imbroglione. Dottor professor truffatore imbroglione”
In ultimo, il marchio: quante volte il nostro sguardo privilegiato degli atti di alcuni procedimenti, perché coinvolti, ci permette una lettura critica delle notizie di cronaca (con un razionale di scelta dei casi da trasformare in mediatici per me incomprensibile). Ma la “bibliografia” dei giornalisti è controllata da qualcuno? C’è un incrocio di dati? Una ricerca di conferma? Forse sull’informazione che riguarda aspetti attinenti alla Medicina Legale potremmo dialogare con il mondo dell’informazione, per contribuire insieme all’esigenza (quantomeno mia …) di una informazione più equilibrata e cauta, passando sempre per il titolare dell’informazione – che non è mai il Medico Legale.
Se cliccate QUI potete ascoltare la canzone “Un medico” dall’album “Non al denaro all’amore né al cielo” (1971)