Abstract
Luigi Mastroroberto, membro del CD SIMLA, senz’altro uno dei nomi più importanti sia nell’ambito della produzione scientifica e dottrinaria in ambito medico-legale sui temi del danno a persona, sia per la posizione professionale che ricopre, si esprime con toni forti e chiari circa l’importanza della Consensus Conference relativa all’accertamento ed alla valutazione del danno nella persona anziana sottolinenadone gli importanti effetti sia in ambito dottrinale e sia nella quotidiana applicazione dei principi ivi sanciti.
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Nel novembre 2021 (vedi), lo statement finale della “Consensus Conference relativa all’accertamento e alla valutazione del danno biologico nella persona anziana sono state accolte dal Sistea Nazionale Linee Guida come buona pratica clinica.
SIMLAWeb, come è noto, ha cercato di diffondere e di implementare la conoscenza dell’importante documento (vedi).
È di recente pubblicazione sulla rivista on line Ridare (vedi), un’articolo a firma di Luigi Mastroroberto e Maria Carla Mazzotti dal titolo “Valutazione medico-legale del danno nella persona anziana: effetti della Consensus Conference e suo inserimento nelle buone pratiche clinico-assistenziali”, in cui viene presentato al grande pubblico di professionalità giuridica, il documento scaturito dalla Consensus.
Dopo aver esplicato le modalità di preparazione e strutturazione della “buona pratica clinica” tre sembrano gli aspetti degni di maggiore sottolineatura da parte degli autori dell’articolo.
Il primo è rappresentato dal significato delle preesistenze nella valutazione del danno nella persona anziana soprattutto in relazione ad uno dei disposti di maggiore rilevanza degli statement derivati dalla consensus ove si afferma chiaramente che: “criteri di valutazione devono rappresentare l’effettivo grado di riduzione dello stato psicofisico anteriore e non devono necessariamente essere vincolati a indicazioni di barème costruiti sul riferimento quantitativo di singole menomazioni su una teorica integrità”.
Dicono, dunque, Mastroroberto e Mazzotti a tale proposito:
“Per quanto riguarda la fase valutativa, la maggiore complessità si rinviene nella valutazione delle preesistenze e di quei casi nei quali esiste un rilevante divario tra l’entità della lesione e l’entità degli esiti funzionali. In merito al primo aspetto, se i sostenitori della teoria del danno differenziale ritengono che il criterio di valutazione differenziale debba essere applicato solo in caso di lesioni concorrenti con le pregresse menomazioni, nella pratica di queste valutazioni il confine tra coesistente e concorrente diventa estremamente labile e l’applicazione di questa metodologia di valutazione diventa irrealistica: esempi paradigmatici in questo contesto sono la menomazione di un piede in un soggetto non vedente; la menomazione di una mano in un soggetto paraplegico; una lesione legamentosa del ginocchio in un soggetto affetto da diabete, ipertensione e poliartopatia, ove è evidente che tali condizioni non possono considerarsi semplici coesistenze ininfluenti ai fini della valutazione del danno”.
In più non può non essere messo in evidenza che nell’articolo Mastroroberto e Mazzotti aggiungano che “nella persona anziana anche una lesione lieve può comportare delle conseguenze menomative rilevanti” e, di conseguenza, “…Diventa così legittimo affermare che in tali valutazioni il valore numerico non è frutto di una elaborazione ragionieristica di quanto è riportato nelle tabelle, ma rappresenta la misura in cui, temporaneamente o permanentemente, la lesione o la menomazione hanno ridotto la capacità del soggetto anziano di vivere la vita di tutti i giorni come avveniva prima del fatto illecito”.
E, infine, in chiusura va segnalato come Mastroroberto e Mazzotti sottolineino l’importanza di natura “paranormativa” della Consensus una volta introdotta come buona pratica clinica dal SNLG. Dicono i nostro due autori, infatti: “…Ci preme anche sottolineare che l’aver inserito questo documento fra le buone pratiche cliniche da osservare nel corretto esercizio della professione medica e, nello specifico, di quella medico legale, crea evidentemente un vincolo, proprio ai sensi degli articoli 5, 6 e 7 della legge 24/2017 e non è azzardato affermare che una valutazione del danno nell’anziano effettuata in dispregio di quanto la Consensus Conference ha affermato possa rappresentare l’evidenza di una responsabilità del professionista che, se dal fatto ne deriva un pregiudizio a chi che sia, si espone in tal modo ad una richiesta di risarcimento che non solo risulterebbe legittima ai sensi dell’art. 5 ma creerebbe anche i presupposti per rendere operativo quanto prevede la stessa legge ai sensi del comma 3 dell’art. 7”. In buona sostanza, i due autori, sostengono con argomenti apparentemente inoppugnabili che la mancanza di utilizzo dei dettati della Consensus Conference, non può che comportare evidenze di sussistenza di colpa professionale da parte del medico legale valutatore del danno nello specifico caso.
Di carne al fuoco ce n’è molto ma preme sottolineare che se uno dei maggiori consulenti assicurativi italiani con ruoli apicali ai vertici tecnici dei team valutativi in numerose imprese, scrive quanto sopra, ci par logico supporre che il richiamo alla coerenza e al rispetto delle regole disposte dalla Società Scientifica, dovrebbe davvero essere chiaro per tutti.
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