Abstract
Fra le sessioni più attese del 45° Congresso SIMLA che si è appena svolto a Bari, “La medicina legale in tempi di guerra e disastri”, presieduta dal professore Franco Introna, presidente SIMLA, ha offerto spunti di confronto e di riflessione particolarmente importanti per la comunità medico legale.
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L’appello di SIMLA: “occorre un network europeo di specialisti”
“La medicina legale ha una vocazione umanitaria perché sta sempre dalla parte delle vittime. È fondamentale negli scenari di guerra e, più in generale, in tutte le situazioni di crisi e di catastrofi umanitarie”. Questo il richiamo della professoressa Antonella Argo, vicepresidente SIMLA, che ha coordinato la tavola rotonda.
“Operiamo da decenni ormai su terreni delicati e rischiosi – ha poi proseguito il professore Introna – dal lavoro sul riconoscimento dei migranti morti nel Mediterraneo all’esperienza in altri teatri di guerra, fino ai disastri naturali. Noi medici legali non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle condizioni più avverse, consapevoli del nostro ruolo e della cura che si richiede alla nostra professione nel trattamento di informazioni preziose e fondamentali”.
L’approccio ai teatri di guerra, così come ai drammatici contesti devastati da calamità naturali, deve essere quello previsto per ogni “scena del crimine” e meritano dunque una gestione tecnica appropriata. Aspetti, questi, resi tragicamente attuali dal conflitto ucraino attualmente in corso. Valga ad esempio la strage di Butcha, dove proprio le autopsie dei medici forensi ucraini hanno fornito gli elementi necessari per appurare le responsabilità e la natura delle violenze commesse.
Si tratta dunque di acquisire dati oggettivi delle reali circostanze di un conflitto che “hanno una rilevanza tutt’altro che formale – precisa l’eurodeputata Luisa Regimenti, delegata SIMLA al parlamento UE -, perché sono indispensabili nella determinazione di azioni di risposta, sostegno, ma soprattutto, e lo esprimo sulla scorta della mia ‘seconda’ professione, deputata europea, delle decisioni politiche da adottare”.
Solo le valutazioni degli specialisti medico-legali, proprio per il loro rigore metodologico, possono fornire quegli elementi necessari all’Unione Europea e ai paesi membri per adottare le idonee misure di intervento di fronte a fatti che concretizzino “crimini di guerra”.
Queste le motivazioni che sollecitano la creazione di una ‘task force’ europea di medici legali che “potrebbe essere basata su una sorta di istituto ‘virtuale’ – ha concluso l’eurodeputata -, col compito di istituire e mantenere rapporti duraturi e saldi tra i diversi partner coinvolti, e una vera e propria dirigenza con responsabilità per le decisioni strategiche, consentendo la condivisione delle competenze”.
Le medesime necessità anno poi trovato conferma anche nel dibattito sviluppato nella sezione dedicata a “I cadaveri senza nome: aspetti politico-sociali”, presieduta dalla professoressa Cristina Cattaneo, consigliere SIMLA.
La professoressa Cattaneo, antropologa forense che lavora da anni per restituire la propria identità ai tanti migranti deceduti nel Mediterraneo, molti dei quali restano sepolti nei cimiteri europei senza riferimenti anagrafici.
Nei mesi scorsi ha consegnato al Parlamento Europeo la proposta di avviare un progetto di collaborazione tramite la condivisione delle banche dati europee dei morti senza nome nel Mediterraneo e la creazione di strutture dedicate alle interviste dei parenti degli scomparsi che potranno fornire informazioni determinanti nell’identificazione.
“In questo periodo – sottolinea la professoressa Cattaneo -, stiamo affrontando la più grande catastrofe umanitaria del nostro tempo che è la migrazione. Dagli anni duemila, ci sono stati circa 40 mila morti nel Mediterraneo e una parte consistente rimane tuttora senza identificazione”.
La responsabilità di questi volti senza identità impone una riflessione all’Europa, visto che, ad oggi, “non è stato attivato nessun sistema europeo di identificazione, a parte qualche sporadico tentativo di organizzazioni non governative (ONG), di gruppi isolati di equipe universitarie o tramite stanziamenti limitati dei singoli governi”.
Per l’Italia è stato sottolineato il problema dell’assenza di una specifica cornice normativa sul diritto all’identificazione del cadavere. Tuttavia, così come ricordato dal Prefetto Antonino Bella, Commissario Straordinario del Governo per la gestione del fenomeno delle persone scomparse, sono già molte le iniziative in tal senso. La creazione dello stesso Ufficio del Commissario per le persone scomparse nel 2007, la creazione del registro dei cadaveri non identificati e l’istituzione della banca dati del DNA, rappresentano una solida base di lavoro sulla quale però resta ancora molto da costruire.
L’obiettivo futuro è quello di strutturare un sistema efficiente che garantisca efficacia ed omogeneità di intervento su tutto il territorio nazionale.
Da queste sessioni è dunque emersa la chiara necessità di un più forte e deciso coinvolgimento della Medicina Legale per poter appropriatamente affrontare molte delle grandi tragedie che affliggono ampie fasce di popolazione perchè possano essere così garantiti molti dei diritti oggi violati, ivi compreso quello all’identità anche dopo la morte.
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