Abstract
L’esordio della pandemia da Sars-Cov2 ha da subito messo in allarme il mondo psichiatrico per i prevedibili effetti sulla salute mentale e sul rischio suicidiario. Tuttavia, i dati relativi ai suicidi pubblicati nelle diverse fasi della pandemia hanno documentato un trend non corrispondente alle attese. Così invece non è stato per i comportamenti suicidari – autolesionismo, ideazione suicidiaria e tentato suicidio – che hanno registrato un significativo incremento, in particolare fra i giovani. Vi proponiamo una meta analisi ed alcuni riferimenti di letteratura che documentano l’esatta misura del problema.
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Epidemie e salute mentale
Vi sono evidenze a sostegno della correlazione fra eventi epidemici e l’incremento del rischio suicidiario. In circostanze di questo genere vi è infatti un elevato rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione e comportamenti auto/etero-aggressivi. Gli interventi di contenimento dell’epidemia, a loro volta, si associano a maggior rischio di abuso di alcool e sostanze, violenza domestica e abusi su soggetti fragili. Sul versante psicosociale crescono i rischi relativi a stress economico, disoccupazione, perdita del ruolo e del lavoro, lutto e rottura delle relazioni.
Guardando ai più recenti episodi di tal genere, all’epidemia da SARS del 2003 è stato correlato un aumento del 30% dei suicidi nelle persone con età superiore a 65 anni (Rapporto ISS Covid19 n. 23/2020).
Pandemia da Sars-Cov2 e suicidio
Anche per la Pandemia da Sars-Cov2 è stato da subito prospettato un prevedibile incremento del numero dei suicidi, con indicazione ad attuare ogni possibile misura preventiva, specie per i soggetti già affetti da problemi di salute mentale, con particolare timore per il lungo periodo di isolamento imposto dal lockdown (vedi Rapporto ISS Covid19 n. 23/2020).
Tuttavia, fin dalle prime fasi della Pandemia, i dati emergenti dalla letteratura internazionale non hanno supportato questa ipotesi. Al contrario, vi sono stati paesi, come la Norvegia ed il Giappone, che hanno fatto registrare un decremento dei suicidi (vedi A. John et AA Trends in suicide during the covid-19 pandemic. BMJ 2020; 37).
Il trend generale ha trovato conferma ancora nelle pubblicazioni più recenti anche se con qualche modifica. Nel 2021 in Giappone la curva dei decessi ha infatti ripreso a salire fra le donne ed i soggetti più giovani (vedi T. Tanaka. Increase in suicide following an initial decline during the COVID-19 pandemic in Japan. Nature Human Behaviour, Vol 5, February 2021, 229–238).
In Italia il fenomeno è stato descritto in uno studio condotto sulla casistica medico legale di Milano e Monza-Brianza. In una regione profondamente colpita dalla pandemia fin dal suo esordio, è stata documentata una riduzione dei suicidi che sono passati dal 21,19% – 22,97% della casistica autoptica del periodo 2016-2019 al 18,8% del 2020, in linea dunque con il trend internazionale (vedi R. Calati et AA, Preliminary suicide trends during the COVID19 pandemic in Milan, Italy).
Pandemia e comportamenti suicidiari
Del tutto contrario è stato l’andamento dei comportamenti suicidiari: autolesionismo, tentato suicidio e ideazione suicidiaria.
I risultati di una meta-analisi condotta su 54 studi pubblicati nell’arco del 2020 e relativo ad un campione di 308.054 partecipanti, ha documentato un incremento della frequenza dei casi di ideazione suicidaria (10,81%), dei tentativi di suicidio (4,68%) e di autolesionismo (9,63%) durante la pandemia da COVID-19 in rapporto ai valori documentati dagli studi pubblicati prima della pandemia. I soggetti giovani e le donne sono risultati i più suscettibili all’ideazione suicidaria durante la pandemia da COVID-19. L’ideazione suicidiaria è risultata più frequente in Asia, Australasia e Nord America rispetto all’Europa Centrale (vedi Dubè PJ et al. Suicide behaviors during the Covid-19 pandemic: a meta-analysis of 54 studies. Psychiatry Research 2021 Jul).
Il minor numero di suicidi registrati fra il 2020 ed il 2021 è dunque solo una faccia della medaglia. L’altra faccia, quella dei comportamenti suicidiari, ha subito anch’essa gli effetti della pandemia da Sars-Cov2 e, considerati gli elementi messi in luce dalla letteratura, deve sollecitare l’attenzione degli operatori per i soggetti a maggiori rischio: i giovani e le donne.
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