Abstract
Morti da metanolo: dal grande scandalo italiano dei vini adulterati del 1986 all’attuale recrudescenza di casi legata alla pandemia, con un recap finale sulle evidenze autoptiche riscontrabili nelle vittime di questo assassino insidioso.
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Identikit del killer: cos’è il metanolo
Il metanolo o alcol metilico (CH3OH) è una sostanza organica molto volatile e facilmente infiammabile, che a temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore.
Noto fin dai tempi dell’Antico Egitto, nel quale era usato nel processo di mummificazione dopo essere stato ottenuto per distillazione dal legno, la produzione di metanolo ha raggiunto scala industriale negli anni Venti. Ad oggi è ampiamente utilizzato come molecola di partenza per la sintesi della formaldeide, dell’acido acetico, dei metacrilati, ma anche nella fabbricazione del liquido antigelo e dei solventi.
Si tratta di una sostanza estremamente pericolosa, tanto da essere vietata a norma di legge nei prodotti di uso domestico, inclusi detersivi e profumi (L. 408/1984).
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Esposizione non tossica al metanolo
Il metanolo è presente in piccole quantità in alimenti comuni, quali frutta e verdura, e in dosi innocue per la salute è anche prodotto naturalmente dall’organismo. Inoltre, è un prodotto del metabolismo dell’aspartame. A seguito di un’analisi approfondita, gli esperti scientifici dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) hanno concluso che l’aspartame e i suoi prodotti di degradazione (fenilalanina, acido aspartico e metanolo), ai correnti livelli di esposizione, sono sicuri per il consumo umano.
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Tossicità del metanolo
I problemi principali di tossicità derivano dall’esposizione a dosi elevate, ad esempio in seguito al consumo di bevande alcoliche adulterate. Il metanolo, infatti, è rapidamente assorbito dall’organismo tramite tre possibili vie: per inalazione, contatto cutaneo o ingestione.
La sua tossicità acuta è causata dalla produzione del metabolita acido formico i cui sali (formiati) sono potenti inibitori della citocromo ossidasi mitocondriale e quindi interferiscono con la fosforilazione ossidativa.
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Nell’uomo i primi sintomi da intossicazione da metanolo sono rappresentati da vomito, dolori addominali e depressione del sistema nervoso centrale. Essi diventano manifesti mediamente dopo 0,5-4 ore dall’assunzione.
Dopo un periodo di latenza dose-dipendente (dalle 6 alle 72 ore dopo l’assorbimento), si possono manifestare anche disturbi visivi (vista annebbiata, fotofobia, diplopia, raramente nistagmo fino alla cecità irreversibile) per distruzione delle cellule che costituiscono il nervo ottico e l’epitelio pigmentato della retina. Tipicamente al test del campo visivo si identifica scotoma centrale, in presenza di pallore del disco ottico, papilledema e difetto pupillare afferente.
La neurotossicità del metanolo può determinare anche lesioni encefaliche, rilevabili all’imaging e correlate ad una scarsa prognosi: tra queste, le più frequenti sono la necrosi bilaterale del putamen (con o senza emorragia) e, più di rado, del nucleo caudato.
Raramente, nei casi più gravi il metanolo può determinare danno anche ad altri organi: sono riportati in letteratura casi di insufficienza renale acuta, pancreatite, insufficienza epatica acuta, necrosi esofagea o gastrica.
Tipicamente, dopo una latenza compresa tra le 6 e le 24 ore dall’assunzione nei casi più severi si verifica un aggravamento delle condizioni generali per l’incipiente acidosi metabolica con elevato gap anionico. Può subentrare alterazione dello stato di coscienza e coma; nei casi più gravi/non trattati, l’exitus si verifica per insufficienza multiorgano.
In Letteratura, la dose minima letale documentata per un soggetto adulto è estremamente variabile, essendo collocata in un range che va da 10 mL ad oltre 400 mL.
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L’intossicazione collettiva da metanolo del 1986
In Italia, la cronica ricorda il terribile episodio di intossicazione collettiva causato dalla messa in commercio nel 1986 di vino adulterato con metanolo.
Le vittime furono 23, mentre 19 persone subirono gravi lesioni, soprattutto perdita della vista.
Le indagini portarono all’identificazione dei responsabili: le vittime avevano bevuto vino prodotto dalla ditta ‘Ciravegna’ di Narzole in provincia di Cuneo, a cui i titolari della cantina avevano aggiunto altissime dosi di metanolo per alzare la gradazione alcolica.
Il vino adulterato era stato successivamente commercializzato dalla ditta ‘Vincenzo Odore’ di Incisa Scapaccino (provincia di Asti) e venduto nei supermercati Gs, Esselunga e Coop.
Le analisi tossicologiche eseguite sul sangue degli intossicati e sui campioni di vino prelevato nei supermercati e presso la ditta produttrice rivelarono la presenza di alcool metilico in quantità superiore a quella prevista dalla norma.
Questa incredibile storia di frode, cui conseguirono indicibili e penose sofferenze per le vittime e le loro famiglie, nonché le indagini che portarono a fare luce sulla verità sono raccontate in un avvincente podcast uscito all’inizio del 2023, che vi consigliamo di ascoltare – clicca qui: Metanolo Il vino che ha avvelenato l’Italia.
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I dati più recenti sulle intossicazioni da metanolo
Lungi dall’essere un problema relegato al secolo scorso (vedi i dati del Centro Anti Veleni di Milano), le morti da intossicazione da metanolo hanno continuato a falcidiare l’Europa e non solo. Intossicazioni di massa da metanolo sono state segnalate:
- in Norvegia (59 intossicati e 17 morti tra 2002 e 2004);
- in Iran, con 62 intossicati e 11 decessi nel 2004 e 694 intossicati e 6 decessi nel 2013;
- in Sudan (137 intossicati e 71 morti nel 2011);
- in Repubblica Ceca, Polonia e Repubblica Slovacca dove 19 persone sono morte e 24 hanno perso la vista nel 2012 dopo aver bevuto vodka e rum contenenti alte dosi di metanolo;
- in Libia dove una partita adulterata di alcolici casalinghi ha provocato la morte di almeno 51 persone a Tripoli (Libia) nel 2013;
- in India (oltre 200 intossicati e 31 morti nel 2019).
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Intossicazione da metanolo e COVID
In tempi più recenti, si è verificata una recrudescenza delle morti da metanolo, determinata dall’inaspettato e deleterio contributo del COVID.
Fin dall’inizio della pandemia, infatti, è stato necessario incentivare l’uso di disinfettanti e misure di protezione individuale per cercare di limitare la diffusività del virus. La World Health Organization (WHO) e il Center for Disease Control and Prevention (CDC) hanno raccomandato di disinfettarsi più volte al giorno le mani con sapone o soluzioni alcoliche al 60% di etanolo o al 70% di isopropanolo.
Alcuni dei prodotti in commercio tuttavia contengono quantità illecite di altri ingredienti, specialmente il metanolo, e ciò li rende particolarmente pericolosi, soprattutto per i bambini, sia per assorbimento cutaneo che per ingestione accidentale.
La Food and Drugs Administration americana già nel 2020 aveva lanciato un alert sul punto. A fronte dell’aumento dell’uso degli hand-sanitizers infatti si è osservato un incremento delle segnalazioni dei casi di intossicazione di soggetti minori.
Inoltre, la pandemia è stata accompagnata da un’impressionante ondata di mala informazione, che ha incluso anche una serie di fake news circa le possibili cure per sconfiggere il virus. Questo ha portato ad un inaspettato e sconcertante aumento dei casi di intossicazioni da metanolo.
In Iran, un report del 27 aprile 2020 del Ministero della Salute comunicava un’intossicazione di massa perpetratasi tra febbraio ed aprile (5011 pazienti) con 505 morti confermate, circa 8 volte rispetto ai numeri dello stesso periodo dell’anno precedente. In alcune province iraniane, come quella di Fars, l’incidenza di mortalità da metanolo superava in quel periodo quella da COVID.
I numeri successivamente raccolti dai membri dell’Organizzazione iraniana di Medicina Legale sono ancora più inquietanti: nei soli mesi di marzo e aprile 2020 ci sarebbero state 728 morti da metanolo, 11 volte rispetto allo stesso dell’anno precedente, con una mortalità rispetto al numero totale delle intossicazioni tra il 9% e il 14%.
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Anche in altre regioni del mondo, anche se in numero nettamente inferiore, sono state riportate intossicazioni da metanolo direttamente correlabili all’utilizzo di prodotti disinfettati durante la prima fase della pandemia: 1 caso in Australia, 9 in New Mexico e 15 in Arizona.
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Ma quali sono i motivi di queste intossicazioni da metanolo “COVID-relate”?
Il substrato è sempre lo stesso: la vendita di prodotti alcolici adulterati, contenenti metanolo al posto dell’etanolo: in Iran, ad esempio, a norma di Legge al metanolo prima di essere venduto deve essere aggiunto del colorante in modo che sia immediatamente identificabile rispetto all’etanolo, che è incolore, ma alcuni contrabbandieri lo addizionano con candeggina per venderlo come etanolo.
Su questo si sono innestate la paura e la scarsa consapevolezza della popolazione rispetto a misure di prevenzione e trattamento adeguate contro il virus, in aggiunta ad una generale disinformazione circa i differenti tipi di alcool in commercio e il loro uso corretto.
Ciò ha condotto a una diffusione incontrollata di fake news via social media circa l’uso domestico dei prodotti alcolici nella cura del COVID e alla conseguente emulazione di massa dei comportamenti suggeriti: per esempio, si è assistito a casi di incoraggiamento a bere o fare gargarismi con bevande alcoliche, candeggina o hand sanitizers, spesso contenenti metanolo.
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Evidenze autoptiche nelle morti da metanolo
In un interessantissimo lavoro di Vaibhav et al. del 2022, gli Autori descrivono i reperti macro e microscopici osservati all’esito delle autopsie effettuate su 12 vittime dell’intossicazione di massa avvenuta in India, nello stato di Uttarakhand, nel 2019.
In tutti i casi sottoposti ad autopsia erano osservati segni aspecifici di ipossia e congestione poliviscerale; il peso medio degli organi era aumentato rispetto ai valori normali, soprattutto per quanto riguardava encefalo e polmoni.
La causa della morte fu identificata in severa acidosi metabolica con conseguente insufficienza respiratoria nelle morti avvenute rapidamente (prima dell’ingresso di ospedale o entro le prime ore dal ricovero), mentre nelle morti tardive erano presenti anche edema cerebrale e polmonare ed emorragie intracerebrali che coinvolgevano i nuclei della base bilateralmente e il talamo, con necrosi dei tessuti circostanti. La morte in questi casi era attribuita a risposta infiammatoria sistemica con insufficienza multiorgano.
Emorragia intracerebrale in un caso di morte da metanolo.
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Dal punto di vista istologico, erano riscontrati segni di insufficienza renale acuta nelle morti tardive; nella maggior parte dei casi era presente epatopatia cirrotica cronica, quantomeno suggestiva di un consumo alcolico cronico. L’osservazione microscopica del nervo ottico non mostrava segni di demielinizzazione o necrosi assonale; invece era evidente la presenza di edema.
Sezione di nervo ottico di soggetto deceduto per ingestione di metanolo, colorazione ematossilina/eosina, 400X.
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Le analisi tossicologiche hanno rivelato un livello ematico di metanolo mediamente pari a 224.6 mg/dl tra i giunti cadavere (4 vittime) e 116.08 mg/dl tra i decessi ospedalieri (8 vittime). Tra le morti ospedaliere i valori medi di pH e bicarbonato erano rispettivamente pari a 6.61
mmol/l e 6.18 mmol/l.
In altri studi precedenti, oltre ai segni visti finora, sono state descritte anche emorragie polmonari superficiali, degenerazione adiposa del fegato e degenerazione dei tubuli renali con necrosi irregolare. Le alterazioni del nervo ottico descritte in Letteratura variano dai segni di edema senza demielinizzazione o necrosi assonale fino alla demielinizzazione marcata con edema intrassonale e distruzione degli organelli.
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La comprensione dei meccanismi venefici conseguenti alle intossicazioni da metanolo non ha ancora raggiunto la sua piena espressione: perché, per esempio, soggetti con livelli ematici equiparabili hanno outcome e danno d’organo diversi? Esistono fattori protettivi? A queste, e a molte altre domande, la Medicina Legale può contribuire a dare una risposta poiché – come ben sappiamo – hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae.
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